Pier Ferdinando Casini, luomo ovunque di questa campagna elettorale, ieri si è meritato il titolo di «pascià» sulla prima pagina di Italia Oggi. Coccolato da poteri forti, salotti e tg. Tutto il contrario di quello che il leader Udc vuole far credere con il suo vittimismo. Per lui i telegiornali sono «scandalosi» perché «cè una disparità incredibile» nel trattamento tra partiti. A smentirlo sono saltati fuori gli ultimi dati dellOsservatorio di Pavia sullattenzione alle forze politiche nei tg Rai: lUdc (11,3 per cento) è seconda dietro il Partito democratico (26,1) davanti a Forza Italia (10,5), Alleanza nazionale (10,3), Rifondazione (5,4) e tutti gli altri. Come presenza lUdc (11,8) segue Pd (23,9) e Alleanza nazionale (14,8), ma precede Rifondazione (8,6) e Forza Italia (7).
Il trattamento è tuttaltro che discriminatorio, visto il peso elettorale dei centristi. Casini è sempre in tv e alla radio, eppure la sua campagna elettorale è allinsegna del «Siamo discriminati». Il piagnisteo è unarma efficace e il candidato premier dellUdc la sfrutta fino in fondo. Daltra parte, ha buon gioco perché la Rai è un suo feudo. Italia Oggi ha ricostruito con puntiglio le pedine sulla scacchiera di viale Mazzini. Udicini sono il consigliere di amministrazione Marco Staderini e il vicedirettore generale Giancarlo Leone, mentre molto amici sono manager come Lorenza Lei (direttore risorse tv) e Lorenzo Vecchione (amministratore delegato Raisat). Il direttore della Tgr è Angela Buttiglione, sorella di Rocco, presidente del partito. E in ogni tg Casini può contare su un vicedirettore: al Tg1 è lex notista politico Francesco Pionati, ora senatore, al Tg2 Marcello Masi e al Tg3 Danilo Scarrone.
Ed ecco che, uscito dal blocco del centrodestra, Casini ha moltiplicato le sue presenze televisive. A febbraio nei sette tg più seguiti (Rai, Mediaset, La7) ha totalizzato un tempo di parola complessivo di 49 minuti, terzo dopo Veltroni (110 minuti) e Berlusconi (100). Negli ultimi 15 giorni le edizioni principali del Tg1 gli hanno riservato 22 apparizioni tra interventi e interviste: le stesse di Berlusconi, una in meno di Veltroni, sei più di Bertinotti, il doppio più di Fini. Al Tg2, il cui direttore Mauro Mazza è in quota An, Casini è il politico più visto, 23 volte contro le 21 dellex presidente della Camera e le 20 del leader del Pd.
La speciale classifica delle apparizioni ai notiziari tv piazza Casini il piagnucoloso sempre sul podio: terzo posto al Tg1, primo al Tg2, secondo al Tg3, terzo al Tg5, secondo a Studio Aperto e La7. Soltanto il Tg4 lo trascura un po, ma è difficile pensare che Pierferdi se la prenda tanto per essere stato ignorato da Emilio Fede. Gianfranco Fini, leader di un partito che due anni fa prese il doppio dei voti Udc, è quinto al Tg1 Tg2 e Tg4, settimo al Tg5, nono al Tg3, decimo a Studio Aperto e undicesimo a La7, preceduto pure da Prodi, Tabacci, Castelli, Pannella e pure Mastella.
Quello che non guadagna con la presenza, Casini lo conquista con le uscite di scena, come laltra sera quando ha abbandonato lo studio di Otto e mezzo infastidito dalle domande su una candidatura di Clemente Mastella. «Non è una cosa accettabile. Mi avete invitato qua per parlare del programma e sono stato tutto il tempo a dover rispondere su Mastella o non Mastella, vi dico che la prossima volta non vengo», ha esclamato prima del gran rifiuto. Ma la prossima volta sarà in vigore la par condicio, e il leader centrista starà bene attento a centellinare ogni secondo in tv.
Ma il campo delle potenze alleate allUdc è vasto. Il leader centrista ha tutto lo spazio che vuole sui tre quotidiani di cui si occupa la moglie Azzurra Caltagirone (Messaggero, Mattino di Napoli, Gazzettino), e anche Avvenire, il foglio dei vescovi, ha un occhio di assoluto riguardo per lUdc al punto che il direttore Dino Boffo ha scritto (e ripetuto al Tg1) che è «nellinteresse dei cristiani del centrodestra e della democrazia avere un partito che fa riferimento diretto alla dottrina sociale della Chiesa».
Cè lappoggio, velato ma non meno efficace, del mondo imprenditoriale. Che non viene soltanto dalla potenza economica del suocero, Francesco Gaetano Caltagirone.
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