Francesca Angeli
da Roma
Il grande elettorato di centro deluso da Prodi e da Rutelli è lì nella «prateria» che aspetta soltanto di essere conquistato. Per catturarlo non serve fare la faccia cattiva col centrosinistra ma proposte politiche concrete e luomo più adatto non è Silvio Berlusconi oramai incapace di elaborare una strategia di opposizione convincente.
A dirlo è Pier Ferdinando Casini pesantemente afflitto dalla sindrome del capitano Achab. Il leader Udc (a Verona per un convegno significativamente intitolato «Dopo la Cdl: il partito dei popolari moderati») continua a inseguire la sua fantastica balena bianca: quel grande centro che è ovunque e in nessun luogo. Una caccia che prosegue pure essendo lui stesso consapevole di avere un arpione spuntato. Ovvero un partitino, lUdc appunto, che Casini definisce «non un fine ma uno strumento». Allex presidente della Camera interessa «la formazione di una vasta area di centro, alternativa alla sinistra, moderata, popolare in cui tutte le forze debbono portare il loro contributo».
Già, ma quali forze? Il richiamo della sirena è per tutti i cattolici della maggioranza. «Ai moderati di centrosinistra dico: se ci siete battete un colpo perché non so fino a quando la convenienza di qualche poltrona può obbligare al silenzio politico» esorta Casini. Il suo asso nella manica è, dovrebbe essere, il Partito democratico, il vaso di Pandora del centrosinistra. «Voi immaginate il giorno in cui nel centrosinistra Rutelli ed ex Dc come noi, da Gerardo Bianco a personalità come De Mita e Mancino, andranno verso il partito democratico? - chiede un Casini sognante alla platea di ex diccì riuniti a Verona -. Noi se in quel momento saremo pronti, e coinciderà con le prossime elezioni europee, avremo di fronte una prateria: perché il nostro elettorato che per 50 anni ha dato la maggioranza alla Dc non vuole amalgamarsi alla sinistra».
E i suoi ex alleati di governo? Casini denuncia una «campagna intimidatoria» nei suoi confronti nel centrodestra. Poi ammette che «Berlusconi ha avuto tantissimi meriti che sarebbe profondamente ingiusto non riconoscere ma accanto a questi meriti ci sono i limiti che ciascuno di noi vede». Tra i limiti quello di non aver saputo organizzare lopposizione dopo la salita al governo del centrosinistra. «Abbiamo evocato spallate improbabili che, alla verifica poi, non arrivavano - dice Casini -. Abbiamo detto che ogni occasione era buona per fare cadere il governo». Anche il richiamo alla piazza per Casini è un errore. «Io rispetto tutti gli italiani che andranno in piazza a manifestare il 2 dicembre - dice Casini -. Ma tutti sanno che quella manifestazione al di là della volontà delle persone che potranno gridare la loro indignazione è una manifestazione che rafforzerà Prodi nel nome dellantiberlusconismo. Perché Berlusconi è il maggior collante del centrosinistra per superare le sue divisioni».
Dunque lUdc non sarà in piazza il 2 dicembre non soltanto perché i cortei non si addicono ai democristiani ma fondamentalmente perché il grande centro vagheggiato da Casini non prevede la presenza del leader di Forza Italia.
«Pensate che sia Berlusconi a poter andare a recuperare gli elettori che si sono sbagliati a votare Prodi? - si chiede Casini -. Pensate che il mondo cattolico che si accorge di aver delegato i suoi valori a una coalizione come quella di centrosinistra sia disponibile ancora per molto? Se hanno comunque un riferimento nuovo non possono che fare marcia indietro».
E quel riferimento nuovo non potrà che essere un grande partito «con radici storiche profonde nella vita e nella tradizione politica italiana» mentre il progetto degli «amici del centrodestra evoca soltanto suggestioni». Insomma ci vuole un ex dc doc come Casini per acchiappare voti al centro.
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