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Spataro e Pomarici, sospettati di violazione del segreto istruttorio, ora si oppongono alla richiesta di proroga dell’inchiesta

da Roma

Storici di diversi orientamenti politici sono pronti a un’azione di «disobbedienza storiografica» per pubblicare documenti «criptati» dal Senato, in particolare quelli sulla commissione Mitrokhin.
L’inchiesta bicamerale è stata chiusa, è sospeso il lavoro di ricerca, avviato nella scorsa legislatura, sull’infiltrazione del servizio segreto russo Kgb attraverso «agenti» italiani prima e dopo la caduta del muro di Berlino. Ma sulle carte della commissione parlamentare d'inchiesta Mitrokhin vi è una situazione «totalmente inaccettabile». La denuncia è arrivata ieri dal vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto, già componente della commissione Mitrokhin, dal senatore di Forza Italia e storico Gaetano Quagliariello e dallo storico Piero Craveri.
La situazione è inaccettabile perché cinquanta professori universitari di storia avevano chiesto in autunno con un appello al presidente del Senato Franco Marini, e al presidente della Camera, Fausto Bertinotti, che «ai materiali raccolti dalle commissioni stragi e Mitrokhin siano applicati gli stessi criteri di conoscibilità e consultazione che vigono per i documenti conservati presso l’Archivio centrale dello Stato».
Ma finora non c’è stata alcuna risposta. E adesso si aggiunge il rischio, avverte Quagliariello, che alcuni documenti acquisiti in copie conservate durante il lavoro d’inchiesta, «che stanno già circolando», inizino «ad essere divulgati», in una una sorta di mercato nero delle carte della Mitrokhin. Non è escluso neanche il pericolo di «compravendita».
Se non vi sarà a breve una risposta istituzionale soprattutto sulle procedure d'accesso ai documenti, scatteranno dunque forme di «disobbedienza storiografica» cioè la pubblicazione di atti formalmente coperti dal segreto stabilito dall'organismo d'inchiesta.
Cicchitto ha lanciato una ultimatum: «È meglio che le carte escano con le buone - ha chiarito - oppure lo faremo noi in altre forme, per altre vie, come sorta di disobbedienza civile. Diciamo no alla censura».
Il vicecoordinatore azzurro ha dunque spiegato che la protesta è diretta contro «il garbato silenzio del presidente Marini». Quagliarello ha aggiunto di essere stato addirittura contattato da alcuni ricercatori che hanno segnalato «la possibilità di pubblicare un corpus di documenti all'estero, in Francia, come accadeva con i fratelli Rosselli».
Anche Piero Craveri ha evocato il rischio di un «mercato delle carte», parlando della impossibilità di svolgere in Italia il mestiere dello storico proprio per la difficoltà di accedere agli archivi e per la loro sostanziale incompletezza in quanto gli organi dello Stato non versano i fondi documentali.
Secondo il regolamento del Senato, il presidente Marini può acconsentire a un consulto della documentazione criptata precedente la scadenza del «segreto», ha chiarito Quagliariello, «in relazione al valore storico-culturale degli atti e dei documenti».
La commissione, ha precisato l’ex presidente, Paolo Guzzanti, stilò comunque due relazioni, di cui una approvata e la seconda, del 2006, agli atti «pubblici».
Intanto è sempre in carcere l’ex consulente della commissione, Mario Scaramella, sentito alla fine del 2006 anche dagli investigatori inglesi perché era in contatto con il colonnello Alexsander Litvinenko, morto per avvelenamento da polonio. Ieri la procura di Bologna ha però rigettato la richiesta a suo carico di custodia cautelare per una vicenda legata a un presunto traffico di uranio. Per il giudice non sussistono le esigenze di arresto, dal momento che Scaramella si trova già in carcere da dicembre con l’accusa di calunnia.
Una situazione «incresciosa e intollerabile per uno Stato civile», ha osservato Cicchitto.

Scaramella viene tenuto in carcere, a parere dell’esponente di Forza Italia, «per costringerlo a fare confessioni, o invenzioni, sulla commissione Mitrokhin».

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