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Il caso Azzurri «patriottici»: se vinciamo parte dei premi all’Unità d’Italia

Partiamo dal cattivo pensiero: magari hanno dato per scontato di non acchiappare premi, insomma di far presto le valigie. Ma non è augurabile a nessuno. Ed allora meglio tuffarsi nell’azzurro speranza. I calciatori della nazionale hanno deciso di devolvere una parte degli eventuali premi, dei mondiali in Sudafrica, alla Fondazione per i 150 anni dell’Unità d’Italia, in difficoltà appunto per assenza di fondi.
Un bel contropiede alle accuse del ministro Calderoli e, ovviamente, la scelta non è fatta a caso. Piuttosto sarà difficile mantenere l’impegno: i premi arriveranno solo grazie a un piazzamento nei primi tre posti. A onor di logica calcistica, non ci siamo. «Ma se noi rappresentiamo l’Italia unita, ne siamo simbolo e dimostrazione in ogni minuto di partita, dobbiamo tentare e dare una mano per una giusta causa. Ci mettiamo la faccia ed anche i soldi», parole e opere di Fabio Cannavaro, che poi è il capitano azzurro e rappresenta una certa continuità di questa squadra anche nel senso geografico: da sud a nord.
Ora qualcuno parlerà di demagogia. Ma proprio per rispondere a tal facile idea, gli azzurri si sono giocati la credibilità. Insomma stufi di sentirsi chiamare eroi (vedi Berlino 2006), eppoi di farsi prendere a schiaffoni come stessero rubando qualcosa. Sarà un caso, ma tutti (non solo i politici) amano mettere naso e lingua nei mondiali e dintorni. Attrazione spesso fatale: si rischia la banalità.
L’idea è venuta a Buffon, ne ha parlato con i compagni in aereo ed ha trovato adesione immediata. Pirlo, addirittura, voleva mettere a disposizione l’intero premio. Meglio non esagerare, hanno detto gli altri: ognuno verserà quanto vorrà. Sì, in tutto questo c’è anche un pizzico di scaramanzia. Che ha detto Lippi, l’altro giorno? «Non succederà, ma se succede....». Se succede, ha concluso, non ci sarà posto per nessuno sul carro dei vincitori. E, in questo senso, la nazionale comincia nel migliore dei modi il cammino in Sudafrica: accerchiata da polemiche e malevolenze. Che, poi, gongoli anche Calderoli è scontato. Il ministro ha recapitato, via agenzia, il pensiero a cui tutti potevano arrivare: «Allora mi hanno ascoltato, il mio appello è andato a segno: posso solo rallegrarmi. Ora speriamo che vincano i premi». Controretropensiero: allora tutti a tifare per un’Italia unita? Magari ci cascherà pure Renzo Bossi, che non sa ancora se preferire la Padania.
Facendo due conti, i mondiali di Germania 2006 portarono alle casse dell’erario 3,7 milioni di euro, ricavati grazie al 40% del premio corrisposto agli azzurri. Senza dimenticare, una volta di più, che i premi sono finanziati dai contributi Fifa.
Vista così, l’Italia non parte male: subito il pressing, è ripartita in contropiede.

Il gioco in cui siamo specialisti: la squadra è in forma.

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