Il caso La Brambilla querela Repubblica e Fatto: «Offesa come donna, la sinistra tace»

Il ministro reagisce e replica al fango. Michela Vittoria Brambilla annuncia querela nei confronti di Repubblica e Fatto quotidiano dopo le offese riportate per mezzo di un’intercettazione telefonica attribuita a Luigi Bisignani. Non è solo lo sfogo di chi si è sentita oltraggiata «come donna e come madre di un bimbo di cinque anni», ma anche una denuncia politica contro la sinistra che si riempie la bocca di «dignità femminile calpestata» ma poi resta in silenzio quando la vittima è l’avversario. «Una str..., brutta come un mostro, mign... come poche», questa la frase incriminata sbattuta in pagina mercoledì da Repubblica con grande evidenza e ripresa ieri anche dal Fatto come titolo di apertura, captata nell’ambito di una conversazione tra Bisignani e il figlio Renato dopo il Gran premio di Monza di F1 del 12 settembre 2010. Insomma, un fatto privato assolutamente irrilevante ai fini dell’inchiesta sulla P4. Dopo le spiate dal buco della serratura si arriva a origliare alla cornetta del telefono. La Brambilla ne è convinta: «La trascrizione dell’intercettazione non ha alcuna attinenza con l’indagine dato che il Bisignani afferma giustamente di non avermi mai conosciuta. Questo la dice lunga non solo sul rispetto che costoro riservano ai membri delle istituzione ma ancora di più alle donne. Per una certa sinistra la battaglia in difesa della condizione femminile» è solo di facciata e nasconde «una strumentalizzazione a fini politici.

I responsabili della diffamazione non rifuggono all’ingiuria indiretta e utilizzano epiteti infamanti, facendo proprio il linguaggio triviale di un indagato di reati tipici del sottobosco politico, al quale sono totalmente estranea per costume e scelta di vita». L’iniziativa legale della Brambilla ha un risvolto sociale: «Mi costituirò parte civile per ottenere un risarcimento da devolvere al sostegno di giovani madri in difficoltà».

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