Caso-Bravetta, occupata l’aula Giulio Cesare

Marcello Viaggio

Il Residence Roma rischia di diventare una polveriera. An denuncia che centinaia di appartamenti nelle palazzine E e C, che in teoria dovrebbero essere vuoti dopo lo sgombero di mercoledì, sono invece attualmente occupati da nomadi e clandestini. Domani sfilerà il corteo organizzato dai comitati di quartiere Maglianella, Casalotti, Mazzalupo e Montespaccato, per dire no all’arrivo di duemila immigrati alla Maglianella, nel XVIII municipio. E ieri sera la protesta è giunta in Campidoglio: i consiglieri del centrodestra in XX Municipio hanno occupato l’aula Giulio Cesare per protestare «contro il trasferimento in via della Giustiniana di famiglie dal residence Roma», come ha spiegato il capogruppo Udc Giuseppe Molinari. Tra gli occupanti anche il presidente del XX Municipio Massimiliano Fasoli.
Insomma, sul Residence di Bravetta l’atmosfera è sempre più esplosiva. Lo sgombero, così com’è stato deciso e messo in atto da Veltroni - parziale, senza controlli sui clandestini, contro il parere degli stessi municipi - finora ha raccolto solo dure proteste. Perfino dalle 37 famiglie italiane in assistenza alloggiativa, che invece di avere una casa, sono state spedite come pacchi in altri ghetti isolati, fra l’ostilità dei residenti. L’appuntamento per domani è alle ore 16 in via della Maglianella 375, davanti al vecchio convento dei Padri Irlandesi. Domenica scorsa una prima assemblea dei comitati di quartiere del XVIII ha raccolto la partecipazione di circa 400 persone. I comitati hanno chiesto pubblicamente a Veltroni di recedere dalle trattative con la Cem del costruttore Mezzaroma per l’acquisto del convento. Il complesso, che potrebbe essere ceduto da un momento all’altro alla Cem, potrebbe ospitare 1500 persone. In futuro, anche il doppio. A dire «no» alla destinazione Maglianella per gli occupanti del Residence Bravetta, dove nei piani del Comune finirebbero non meno di duemila extracomunitari, appunto, è anche il presidente del XVIII, Vincenzo Fratta (An): «Il municipio ha votato una risoluzione all’unanimità per chiedere al sindaco di rinunciare a questo terzo polo di assistenza alloggiativa, che si aggiungerebbe a Bastogi, 1800 persone, e Val Cannuta, 500 persone. Come municipio – afferma Fratta – siamo al fianco dei cittadini. Bastogi, un complesso fatiscente, con gravi problemi di degrado sociale, già è una polveriera. Non ne vogliamo un’altra». Intanto An punta il dito sul bluff mediatico del Campidoglio. Eloquenti i titoli dei giornali che simpatizzano per Veltroni: «Dopo 13 anni, residence liberato. Bravetta, uno sgombero atteso 13 anni», Corriere della Sera, 3 marzo; «L’hotel disperazione chiude i battenti», Il Tempo, 3 marzo; «Veltroni e il residence Roma: uno sforzo senza precedenti», Corriere della Sera, 4 marzo. «La verità - replicano Federico Rocca e Fabrizio Santori, consiglieri An nel XV e XVI municipio - è che a Bravetta sono state sgomberate 37 famiglie italiane dalle palazzine E e C, composte da 560 appartamenti. Dove sono finiti gli altri occupanti? I nomadi che vivevano nelle due palazzine sono nuovamente rientrati negli appartamenti momentaneamente abbandonati.

I clandestini, lasciati liberi di andarsene senza alcun controllo né delle forze dell’ordine, né del Comune, hanno invece preso possesso di alloggi all’interno della palazzina A. Così facendo la sinistra continua ad alimentare l’illegalità».

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