Caso cachet, la Rai si difende: «Il Festival ci fa guadagnare»

«Panorama» rivela: la kermesse costa tra i 7 e i 9 milioni di euro. Persino Fassino è critico

Nostro inviato a Sanremo

Intanto ci guadagnano. Dai e ridai, dopo aver smentito tutto lo smentibile con una furia anche statisticamente esagerata (mica tutte le cifre possono essere campate per aria) ieri il capostruttura della Rai, Giampiero Raveggi, ha chiuso l’affaire compensi confermando che «Sanremo è una manifestazione economicamente vantaggiosa per l’azienda». Tiè. E probabilmente è davvero così. Però quant’è divertente capire i perché e i percome. Innanzitutto, «la gran parte dei costi del Festival sono pagati dagli spot» come aveva spiegato l’altro giorno proprio il capostruttura, che naturalmente ha passato la palla alla Sipra, cioè alla concessionaria di pubblicità della Rai, invitando a chiedere le cifre ai suoi manager. In ogni caso, proprio a furia di passare il pallone, ieri si è arrivati persino alla Nazionale perché «nessuno di voi giornalisti si chiede quanto costi una sua partita?». Raveggi ha la risposta pronta, in questo caso: «Svariati milioni». Boh. Di sicuro non lo sa neanche il segretario dei Ds Piero Fassino che però ieri parlando al Tappeto Volante su Canale Italia ha detto la sua: «Il mondo dello spettacolo ha le sue tariffe e i suoi cachet ma credo che bisognerebbe spendere i soldi con più attenzione guardando all’efficacia e all’utilità. Si può comprendere che la Rai tenda a massimizzare gli ascolti per un evento come Sanremo e per questo è disposta a spendere grandi cifre».
A furia di far conti, comunque siamo arrivati al bilancio finale: secondo Panorama oggi in edicola «quando si spegneranno i riflettori della 56esima edizione, la Rai avrà speso tra i 7 e i 9 milioni di euro» che non sono una cifra esagerata (il Festival della Carrà non costava molto meno) e comunque legittimano in pieno tutte le illazioni di questi giorni. A far lievitare le cifre sarebbero le note spese del palcoscenico, trasformato dal premio Oscar Dante Ferretti in una scenografia che ricorda quella dei varietà Mediaset anni ’80. Per di più, lo spostamento in blocco dell’orchestra, che ora suona in una sorta di buca davanti al palco, avrebbe comportato molta fatica contabile. Però, sempre secondo Raveggi, «il costo di tutto il Festival sarebbe lo stesso dell’anno scorso, anche perché da tre anni abbiamo un budget bloccato. Anzi, con l’inflazione del due per cento, ogni anno abbiamo di meno. L’unico valore che si incrementa è quello della convenzione con il Comune di Sanremo». Insomma, fuffa, tanto ormai le cifre grandi, quelle che fanno oohhh, sono già uscite tutte. E, scremando, rimane la contabilità del grande ospite di stasera, Orlando Bloom che dovrebbe prendere circa trecentomila euro e che quindi, secondo un sito goliardico, costa al chilo più di John Travolta.

E poi quella dei cantanti in gara che, anche secondo Panorama, prenderebbero un forfait a titolo di rimborso spese pari a quarantamila euro, cioè un po’ più del doppio di quanto va in tasca ai giovani. Robetta, però: anche in questo caso, la musica al Festival è la voce che costa meno.

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