Caso Calvi, insufficienza di prove Tutti assolti i cinque imputati

A 25 anni di distanza dalla morte del presidente del Banco Ambrosiano sotto al ponte dei Frati Neri a Londra resta il mistero. Verdetto di assoluzione per Calò, Carboni, Diotallevi, Vittor e la Kleinszig (assolta con formula piena). Il pm aveva chiesto l'ergostolo

Caso Calvi, insufficienza di prove 
Tutti assolti i cinque imputati

Roma - Tutti assolti i cinque imputati per la morte di Roberto Calvi, il presidente del Banco Ambrosiano trovato senza vita sotto il ponte dei Frati Neri, a Londra, il 18 giugno del 1982. L’assoluzione, per il secondo comma dell’art. 530, la vecchia formula dell’insufficienza di prove, riguarda Giuseppe Calò, già considerato il cassiere della mafia siciliana, l’imprenditore Flavio Carboni, Ernesto Diotallevi e a Silvano Vittor, oltre a Manuela Kleinszig, amica di Carboni coinvolta nella vicenda fin dai momenti successivi alla scomparsa del banchiere per la quale già il pm aveva chiesto il proscioglimento. La sentenza è stata pronunciata dalla seconda Corte d’Assise di Roma presieduta da Lucio D’Andria.

La sentenza Per quanto riguarda la sola posizione della Kleinszig, la donna è stata assolta con formula piena. La sentenza è stata emessa dal collegio che si era ritirato in camera di consiglio ieri mattina. Il pm Luca Tescaroli aveva sollecitato una condanna all’ergastolo per quattro imputati e l’assoluzione con formula piena per la Kleinszing. La Corte ha invece accolto le argomentazioni dei difensori degli imputati, gli avvocati Renato Borzone, Oreste Flaminii Minuto, Massimo Amoroso e Corrado Oliviero. Gli imputati erano accusati di concorso nell’omicidio di Calvi.

L'accusa Secondo la Procura, gli imputati "avvalendosi delle organizzazioni di tipo mafioso - si legge nel capo di imputazione - denominate Cosa nostra e Camorra cagionavano la morte di Roberto Calvi al fine di: punirlo per essersi impadronito di notevoli quantitativi di denaro appartenenti alle predette organizzazioni; conseguire l’impunità, ottenere e conservare il profitto dei crimini commessi all’impiego e alla sostituzione di denaro di provenienza delittuosa; impedire a Calvi di

esercitare il potere ricattatorio nei confronti dei referenti politico-istituzionali della massoneria, della Loggia P2 e dello Ior, con i quali avevano gestito investimenti e finanziamenti di cospicue somme di denaro".

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