Roma Ci mancava solo Tonino. Di Pietro è «compromesso», come tutti al ministero, «una manica di banditi». A parlare, amareggiati, per telefono (e ascoltati dagli inquirenti) sono il numero uno della Btp Riccardo Fusi e il suo vice, Roberto Bartolomei. I due (entrambi indagati) hanno appena saputo che il dicastero delle Infrastrutture non restituirà all’impresa il cantiere della scuola Marescialli di Firenze. È il 17 febbraio 2010, il bubbone dell’inchiesta è scoppiato, la «cricca» è già in carcere e il progetto di «riprendersi» l’appalto è fallito. È Fusi che chiama il collega e gli legge il fax con la brutta notizia. Ed è Bartolomei che a quel punto si sfoga. Citando il leader Idv e un «Lu», probabilmente Lunardi, predecessore di Tonino alle Infrastrutture: «Non c’è mica nessun problema... tanto, ascolta, questo è un film bell’è visto (...) lì sono tutti compromessi... dal ministro Di Pietro... da Lu... da tutti... non c’è mica da meravigliarsi di nulla... sottosegretari... voglio dire... quindi... sono tutti compromessi... tutti fin dall’inizio... io te l’ho sempre detto che quella è una manica di banditi». Ma quella tra i due imprenditori che, sfogandosi, tirano in ballo anche l’ex pm, non è la sola intercettazione che salta fuori dagli atti depositati dai pm fiorentini in vista del giudizio immediato per Balducci, De Santis, Cerruti e Piscicelli, fissato per il prossimo 15 giugno. E sono proprio due dirigenti del ministero che Fusi e Bartolomei disprezzano tanto a dar vita a una conversazione che gli inquirenti trovano molto interessante.
«Gli stanno a fare le lastre». Le parole sono di un burocrate delle Infrastrutture, e sono riferite a Balducci. Mostrano in modo eloquente che molti, nell’ambiente, sospettavano da tempo che sui vertici della Ferratella piovessero regali, favori, persino case. I «benefit» che, secondo i magistrati che indagano sul sistema di appalti dei grandi eventi, l’imprenditore Diego Anemone avrebbe concesso al presunto capo della «cricca» della Ferratella, Angelo Balducci, sembrano dunque essere stati di dominio pubblico. Almeno stando alle intercettazioni tra il provveditore alle opere pubbliche di Trentino e Veneto, Patrizio Cuccioletta, e il suo omologo toscano Fabio De Santis, quest’ultimo finito in carcere con Balducci. Le chiacchiere dei due mostrano uno spaccato piuttosto inquietante di ciò che si sapeva, o almeno si diceva, nei corridoi del ministero sull’ex vice di Bertolaso. E se sono pettegolezzi, sono piuttosto puntuali.
Il 9 maggio 2009, dopo che sui giornali erano spuntati i primi articoli a dir poco «dubbiosi» sulla trasparenza dei lavori alla Maddalena, Cuccioletta ipotizza guai peggiori in arrivo per Balducci, ignorando probabilmente il coinvolgimento nella futura inchiesta del suo interlocutore, De Santis. Ecco il primo scambio di battute tra i due colleghi.
Cuccioletta: «A Fabie’, ma dài! Ma quello... e pensa tu che ancora uno degli argomenti non l’hanno tirato fuori, perché se tirano fuori l’argomento, quello pure che ci metti insieme la progettazione... va a finire che è associazione a delinquere, eh?». De Santis: «Comunque speriamo che che il cielo si rassereni perché... ». C: «Io mi auguro ma è... difficile... è difficile... ».
Qualche minuto dopo, Cuccioletta diventa ancora più esplicito sui «temi» che potrebbero inguaiare il «capo» Balducci, commentando l’ispezione ordinata alla Maddalena da Bertolaso, e non dà retta all’abbozzo di difesa di De Santis. C: «Quelli sanno tutto... e quindi (...) Bertolaso ha mandato le ispezioni lì in Sardegna...». D: «Sì ma lì il discorso... come dire, il risultato sta lì... quelle cose sono fatte... è improvvida secondo me». C: «Ma tu sai quali sono i risultati, sì? Ehhh! sono risultati inquietanti... cioè le differenze tra contabilità e lavori fatti». D: «...quella è una diatriba che purtroppo è ascrivibile tutta al soggetto attuatore (...)». C: «A Fabie’... questo è l’aspetto formale. L’aspetto sostanziale è che ’sto film... già girava prima del tempo... e lì non si espone più nessuno».
Agli appunti di De Santis, Cuccioletta replica secco: «Ma sai Fabie', quando arrivano al Salaria Sport Center... arrivano alla casa cinematografica... mo tra un po’ gli diranno della casa che c’ha... come è riuscito a prendere la casa... quella lì... mo gli stanno a fare le lastre... gli articoli sono quelli che sono (...) mi auguro che lui riesca a chiarire tutto... ma siccome lo hanno scaricato tutti 4 a 0 da quello che so io... perché ormai... la persona è fuoco... non c’ha più uno vicino a lui... è solo... solo... solo». L’ultimo colpo è un accenno alla nomina di un «parente» di Balducci. «Tu hai visto che non c’è un nome e un cognome a lui vicino...
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