Il caso Don Verzè e la figlia neolaureata del premier: "Non le ho offerto lavoro"

C’è senz’altro di peggio nella vita, ma ci sono pure degli svantaggi, a chiamarsi Berlusconi. Prendi Barbara, la figlia di Silvio, quel Silvio, che si è laureata l’altro giorno in filosofia. Esponi la tua tesi, ti meriti un 110 con lode, c’è anche papà a condividere quel momento importante. Il giorno dopo apri i giornali e che ci trovi accanto alle foto? Una docente del tuo ateneo, il Vita Salute San Raffaele, che ti dà nemmeno troppo velatamente della raccomandata, aprendo un caos di letteracce e smentite. È successo che don Luigi Verzè, rettore e amico affezionato del premier, abbia presenziato alla proclamazione, chiedendo poi alla neodottoressa se le sarebbe piaciuto diventare docente di un’eventuale nuova facoltà di Economia. «Quello di restare è l’invito che lui fa, da sempre, a ognuno», sarà costretta a precisare l’università negando «discriminazioni» e offerte di lavoro.
Perché una docente dell’ateneo, se pure assente alla sessione, dal primo al tardo pomeriggio aveva già scritto a Repubblica lamentando la «violazione della pari dignità» fra studenti, di un atto pubblico come la laurea, del corpo docente e su su fino ai «requisiti etici» dell’università. «Mi dissocio», scrive con tempismo da record Roberta De Monticelli, docente di Filosofia della persona, un curriculum lungo un chilometro, una certa attitudine alle crociate. Un paio d’anni fa, per dire, annunciò sul Foglio l’«addio a qualunque collaborazione che abbia una diretta o indiretta relazione alla Chiesa italiana» contro le parole sull’autodeterminazione e il testamento biologico pronunciate da Giuseppe Betori al Consiglio permanente della Cei. Al monsignore che le rispose «turbato» su Avvenire, lei ri-rispose decisa su MicroMega. Così ieri.


«Spero ardentemente che l’intenzione di don Verzè di far nascere una facoltà di Economia non fosse rivolta alla sola Barbara Berlusconi» ha detto, prima di precisare che, ebbene no, lei «fatto molto bizzarro», all’esame di Barbara non solo non c’era, ma «mi sembra di essere stata l’unica esclusa». Non in mio nome, ha scritto su Repubblica. Nel nome di Berlusconi?

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