Il caso E in Sicilia è tutti contro tutti

A Genova è stata una débâcle. Ma a Palermo rischia di essere uno tsunami, che potrebbe travolgere il segretario siciliano del Pd, il deputato Giuseppe Lupo, e persino, in prospettiva, il governo regionale guidato dal ribaltonista Mpa Raffaele Lombardo. Eh sì, perché i democratici, all’opposizione nel capoluogo siciliano da dieci anni, hanno avuto l’abilità di spaccarsi non in due, ma addirittura in tre parti. E così le primarie, prima indette per il 26 febbraio, poi annullate tra liti furibonde, e quindi fissate per il prossimo 4 marzo, più che un referendum per la scelta del candidato sindaco, saranno una resa dei conti interna al partito. Un redde rationem che, comunque, lascerà in casa Pd morti e feriti, rappresentazione plastica di una guerra che va avanti da mesi: quella tra i fautori dell’alleanza col Terzo Polo e col governatore Lombardo, e i puristi che di inciuci col centro non vogliono saperne.
Come si è arrivati a questo putiferio è presto detto. La candidata ufficiale del Pd, scelta in realtà da Vendola e poi avallata da Bersani, è l’eurodeputata Rita Borsellino. La sosterrà anche Idv, che inizialmente aveva sparigliato le carte candidando in solitaria Leoluca Orlando che il sindaco a Palermo lo ha fatto già tre volte. L’accordo, in linea col manuale Cencelli di democristiana memoria, è stato sancito qualche giorno fa: Orlando ha fatto un passo indietro rinunciando alla candidatura; e la Borsellino ha annunciato che nominerà vice sindaco l’uomo ombra di Orlando nonché suo segretario per anni, il senatore Idv Fabio Giambrone. Tutto a posto? Affatto. Perché i vendoliani e la Borsellino hanno imposto al tavolo delle primarie un paletto capestro: niente alleanze, nemmeno in caso di ballottaggio, con Mpa e Terzo Polo. Una condizione inaccettabile per la corrente «Innovazioni» del Pd, che in Sicilia è alleata con Mpa e Terzo Polo alla Regione e che fa capo al senatore Giuseppe Lumia e al capogruppo al Parlamento siciliano, Antonello Cracolici. Quest’ala balla da sola. Alle primarie sosterrà un giovane outsider del Polo civico, Fabrizio Ferrandelli, già capogruppo di Idv al Comune di Palermo, silurato dai dipietristi perché «reo» di voler correre a sindaco nonostante l’autocandidatura (poi ritirata) di Orlando. E già che vanno alla guerra, Lumia&Co. puntano anche alla leadership del Pd in Sicilia. E così, qualche giorno fa, hanno depositato 188 firme (ne bastavano 181) per chiedere la convocazione dell’assemblea regionale del partito. Obiettivo: sfiduciare il segretario Lupo, e far fuori chi si oppone all’alleanza con Lombardo. La partita si gioca sul filo delle date. I promotori vorrebbero arrivare alla sfiducia prima delle primarie. Lupo&Co. puntano invece a far slittare l’appuntamento, tanto proprio le primarie finiranno col sancire chi nel partito ha vinto. Le complicazioni per Bersani, che ieri ha spedito a Palermo il coordinatore della segreteria nazionale Maurizio Migliavacca per partecipare alla direzione provinciale del Pd convocata per discutere della sfiducia al segretario, basterebbero. Ma a ingarbugliare ulteriormente il quadro ci pensano i «rottamatori». Proprio a Matteo Renzi, che sabato lo benedirà volando in Sicilia, si ispira il terzo incomodo del Pd, Davide Faraone, deputato regionale in rotta con i vertici del suo partito. Fuori dalla guerra fratricida la quarta candidata alle primarie, Antonella Monastra, ex Pci, consigliere comunale.
Fin qui la cronaca di una disfatta Pd annunciata.

Una disfatta che può avere ripercussioni anche sul governo regionale. Se l’ala che appoggia Lombardo sarà minoritaria, potrebbe essere costretta a ritirare il sostegno al governatore. E a quel punto Lombardo salterebbe. La partita è più che mai aperta. E la guerra è appena cominciata.

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