Il caso Kampusch e la cantina del padre-maniaco Fritzl

Ventiquattro anni segregata e violentata in un bunker dal padre: dal 1984 Elisabeth Fritlz non ha mai visto la luce fino all’anno passato, quando è stata ritrovata e liberata dalle forze di polizia austriaca. Arrestato il padre, Joseph Fritzl, formalmente accusato di sequestro di persona e di incesto compiuti ai danni della giovane, dalla quale ha avuto sette figli, di cui sei sopravvissuti alle condizioni disumane cui erano costretti a vivere. Il caso del «mostro di Amstetten», così fu definito il rapimento incestuoso vissuto da Elizabeth Fritlz, fu paragonato al sequestro di Natasha Kampusch, avvenuto sempre in Austria: non ad Amstetten, cittadina nel Sud del Paese, ma nei sobborghi di Vienna.
Nel marzo del 1998 Natascha Kampusch aveva dieci anni quando fu rapita mentre andava a scuola.

Passò una prigionia lunga otto anni in uno scantinato, che si concluse nel 2006 con la fuga della ragazza, ormai maggiorenne, dalla casa-prigione di Wolfgang Priklopil, il rapitore. L’uomo subito dopo si tolse la vita gettandosi sotto un treno. La vicenda fece molto scalpore: per la tragedia del sequestro e per la presunta «sindrome di Stoccolma» attribuita alla giovane.

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