Ripartiranno da zero le indagini su Massimo Mastrolorenzi, il gioielliere di 64 anni che il 9 maggio del 2003 raccontò ai carabinieri di aver ucciso con cinque colpi di pistola Giampaolo Giampaoli e Roberto Marai entrati nel suo negozio in via Aldo Manuzio, nel quartiere Testaccio, per compiere una rapina. Ieri era prevista la sentenza, ma il giudice del Tribunale Roberto Ranalli, dopo quattro ore di camera di consiglio, ha deciso di restituire le carte alla Procura affinché indaghi per il reato di duplice omicidio volontario.
Sono troppe le contraddizioni emerse in dibattimento tra quanto riferito allepoca dallimputato e la dinamica dei fatti. E perplesso, in verità, era stato anche lo stesso pm Erminio Amelio che il 24 novembre scorso aveva concluso la requisitoria sollecitando la condanna di Mastrolorenzi a otto anni di reclusione, senza concessione delle attenuanti generiche, per eccesso colposo di legittima difesa. Amelio, infatti, aveva riferito che la ricostruzione di questa vicenda si basava «esclusivamente sul racconto dellunico testimone oculare, appunto Mastrolorenzi, che ai carabinieri spiegò di essere stato minacciato dai due, intenzionati a fare una rapina, e di essere stato da loro legato e rinchiuso nel bagno. Riuscitosi a liberare, Mastrolorenzi, impugnata larma che teneva nascosta nella cinta dei pantaloni allinsaputa dei due, avrebbe gridato a Giampaoli e Marai di andare via dal negozio: a suo dire, fece fuoco per aver visto Marai alzare la maglia e impugnare la pistola, anche se fu laltro a essere colpito per primo». Per il pm la versione del gioielliere era stata poco convincente e piena di lacune, perché caratterizzata da «troppe incongruenze e anomalie».
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