É la solita storia del calcio dei nostri tempi. Pacta sunt servanda recita un vecchio adagio latino: i nostri eroi non hanno studiato nè il latino nè hanno mandato a memoria le esperienze del passato. E così, pèer Mourinho, si ritroviamo immersi nel contenzioso più antico. Da una parte c'è l'Inter che ha visto partire il suo allenatore per Madrid, col quale aveva concordato un anno prima, non un secolo fa, una clausola di rescissione bilaterale che prevedeva per entrambi le parti, il club neroazzurro in un caso e il portoghese nell'altro, la possibilità di liberarsi pagando una penale. Per Mourinho la penale fissata è una cifra significativa: 16 milioni di euro. Non proprio noccioline, insomma.
Fin dalla prima ora seguita al trionfo del Bernabeu, Massimo Moratti ha fatto sapere in modo chiaro: «Pretendo la penale fino all'ultimo euro». Invece l'agente di Mou, Jorge Mendez, fin dall'inizio della contesa ha informato i giornalisti spagnoli che c'era una promessa verbale di Moratti a Mourinho, di lasciarlo partire gratuitamente nel caso di successo della Champions. Che è arrivata. Ma senza ottenere lo sconto.
Florentino Perez, informato di questa difficoltà, ha perso la pazienza e chiesto ai suoi collaboratori di interrompere ogni forma di negoziato con gli emissari di Moratti. Ma la domanda che viene spontanea è la seguente: Mourinho non sapeva fin dal primo momento che sarebbe stata dura liberarsi senza pagare il dovuto? E perchè mai allora ha firmato quella clausola un anno fa?
Stesso ragionamento dicasi per quegli allenatori, tipo Allegri, per esempio, che hanno contratti lunghi con il rispettivo principale, Cellino in questo caso, e sta faticando parecchio a lasciarsi liberare, senza dover far pagare al Milan in questo, nessuna tassa aggiuntiva.
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