Tocca a Intesa san Paolo difendere Parmalat dall’assalto del gruppo francese Lactalis. Secondo Corrado Passera ad di Intesa e regista della cordata italiana, «l’intervento del gruppo Ferrero potrebbe essere fondamentale. Ci stiamo muovendo come sistema paese: ci sono le imprese, l’industria, le banche e c’è il pubblico che se ne occupa. È una cosa piacevole, il successo non è assicurato, ma ci sono buone probabilità».
Passera dunque confida di poter aggregare energie finanziarie, politiche e industriali sufficienti per difendere una impresa strategica italiana dall’attacco di Lactalis, che in Francia è il maggior produttore di Camembert e nel nostro Paese controlla diversi marchi di prelibatezze casearie come Galbani e Invernizzi. E l’argine potrebbe essere realizzato proprio dalla società che produce uno dei più noti ed apprezzati prodotti italiani all’estero, ossia la Nutella. Ferrero tra cioccolata spalmabile e merendine, fattura 6 miliardi all’anno, mentre Parmalat tra latte, derivati e i succhi di frutta, arriva a quattro miliardi. Anche se ancora esattamente non si sa ancora se l’ingresso di Ferrero nella cordata per Parmalat sia soltanto finanziario oppure anche strategico tra grandi gruppi che operano nel settore alimentare a livello internazionale.
Tornando alle possibili alleanze tra la cordata tricolore e i tre fondi esteri che hanno presentato una loro lista per il nuovo consiglio di amministrazione, Passera comunque non esclude iniziative comuni: «Non si può escludere nulla - ha chiarito - saranno poi i soci imprenditoriali e industriali che detteranno la linea e indicheranno la strada, noi siamo solo di supporto».
L’obiettivo è creare per ora un fronte in grado di contrastare l’iniziativa d’Oltralpe, forte del potenziale 14,28% che ne fa il secondo azionista davanti ai fondi Mackenzie, Skagen e Zenit, soci al 15,3%, facendo perno sul 2,4% in mano a Intesa SanPaolo. Da qui l’appello del ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, a «uno sforzo da parte delle aziende e delle banche italiane perchè Parmalat resti italiana». Rivolgendosi ai fondi il ministro si è augurato che «che siano sensibili all’offerta di una cordata italiana». Quanto all’ad uscente Enrico Bondi, coinvolto nella lista presentata da Intesa Sanpaolo, a Romani «è sembrato disponibile». Il ministro ha quindi anche chiarito il ruolo del governo: «Stiamo verificando se ci sono le possibilità per fare qualcosa - ha detto - per evitare la scalata dei colossi industriali italiani da parte di aziende francesi, dato che la Francia ha sempre tenuto da conto le proprie aziende. Per questo anche il Governo italiano sta valutando se ci sono le possibilità di fare qualcosa».
Scettico su un possibile decreto l’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio Enrico Letta del Pd. «In queste vicende - ha spiegato - non serve solo un decreto difensivo, ma ci vuole una politica industriale che è mancata».
Mentre per il commissario europeo all’industria Antonio Tajani «le norme nazionali devono rispettare ed essere in sintonia con le direttive comunitarie. Oggi è un dibattito italo-francese ma se ne sta parlando anche in Inghilterra.
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