Avevamo tutti mille riserve sul funzionamento della giustizia sportiva. Il primo motivo è il più banale di tutti: non ha mezzi per svolgere la propria attività e deve attendere che arrivino intercettazioni o segnalazioni dalla giustizia ordinaria per poter fare il proprio corso. Eppure abbiamo sempre riconosciuto al settore un merito speciale: fare presto. I tempi della giustizia sportiva, rispetto a quelli biblici della giustizia ordinaria, hanno sempre costituito il vanto dell'organizzazione.
Adesso, grazie al posapiano Stefano Palazzi, anche i tempi della giustizia sportiva sono diventati da denuncia alla Corte di giustizia europea. Ultimo esempio: a fine maggio 2010, con un anno di ritardo, sono stati deferiti i presidenti di Genoa e Intrer, Preziosi e Moratti. Motivo: i due hanno realizzato la trattativa di mercato per il trasferimento di Milito e Thiago Motta in neroazzurro. Il dirigente genoano, da inbito, non poteva farlo. E Moratti non avrebbe dovuto incontrarlo, come invece ammesso apertamente da Preziosi con una intervista in tv, a Genova (mentre il presidente interista ha smentito l'episodio interrogato dagli 007 della procura federale).
Di qui il deferimento dinanzi agli organi della giustizia sportiva che ha fatto scattare un allarme eccessivo in quel di Roma dove hanno addirittura paventato il pericolo di rendere inefficaci i contratti di trasferimento con conseguenze anche sul rendimento delle due squadre in classifica.
Tutti i precedenti in materia smentiscono questa tesi ardita. Preziosi e Moratti (con l'aggravante di aver negato la circostanza) possono essere squalificati e saranno inibiti ma nessuna conseguenza per Inter e Genoa.
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