Sì, ho trovato triste anch’io che il Parlamento
abbia dovuto pronunciarsi sulla vicenda Ruby e trovo avvilente che
abbia dovuto avallare la tesi del premier realmente convinto che si
trattasse della nipote di Mubarak. È una brutta pagina del Parlamento,
anche se di brutte pagine si potrebbe comporre un volume assai corposo
di atti impuri del Parlamento. Seguendo la tradizione del Giornale
di Indro Montanelli, mi turo il naso e dico: meglio così che far cadere
un governo e una maggioranza su Ruby. Sarebbe stato ancora più
indecente e vergognoso. Montanelli esortava a turarsi il naso su
condotte pubbliche che avevano più rilevanza sul piano politico e sul
malaffare. Questo invece è un turarsi il naso su una brutta faccenda
privata che sconfina ai margini del ruolo pubblico. Sul caso Ruby - lo
dico ai feroci automi che ululano sul web la condanna di Berlusconi
non può essere né penale né politica ma morale. Quella morale
massacrata, irrisa, licenziata da vari decenni col largo concorso di
chi ora s’indigna.
Il potere giudiziario non può paralizzare il potere legislativo ed esecutivo, non può rovesciare la sovranità popolare e gettare nel caos una nazione. Mi pare questo il
bene supremo rispetto a cui turarsi il naso. E non me ne vergogno se
costretto a scegliere, scelgo questa via. Anche se ai servi d’indole
non pare possibile, non mi frega niente di compiacere o dispiacere
nessuno. Né Berlusca né le jene di cui sopra. Lo faccio per il mio
Paese. In un cucù ricordavo la
forte analogia tra le vicende che hanno riguardato Berlusconi e quelle
del Re Vittorio Emanuele II nella testimonianza autorevole di Carlo
Dossi: harem di ragazze, ingenti somme per le escort con i lelemora e
tarantini dell’epoca, perfino storie di minori. Immaginate cosa avrebbe
fatto l’austero Parlamento dell’epoca se avesse dovuto pronunciarsi
su queste vicende? Pensate che non si sarebbe trovata la maggioranza in
difesa del re per amor di patria, fino a votare il riconoscimento di
una ragazza-squillo come la nipote di Menelik? La differenza rispetto a
quel tempo non è dunque il fatto ma la sua evidenza, e l’attenzione di
magistrati e Parlamento.
Lascio le polemichette quotidiane e risalgo
all’analisi. Mi pare che rispetto ai precedenti, ci sia una svolta non
di sostanza ma di forma: con Berlusconi è diventato trasparente tutto
ciò che prima era coperto da ragion di Stato, da segreto istruttorio, da
arcana imperii, da buon senso e da buon gusto. Di tutto quel che è
accusato Berlusconi c’erano tanti precedenti nel regno delle imprese e
delle istituzioni, dei poteri e della politica. Variavano i dosaggi:
all’epoca democristiana, ad esempio, c’erano meno faccende di sesso e
più clientelismo, abusi d’ufficio e raccomandazioni. Dal punto di vista
dell’esuberanza sessuale gli ultimi precedenti democratici dell’era
Berlusconi sono due: in Italia l’era craxiana, ma anche agnelliana;
negli Stati Uniti l’era kennediana (perfino Luther King subì accuse di
abusi sessuali). Ma solo ora la marpioneria agisce in una casa di
vetro, è vistosa, spettacolare. Ecco a voi il sesso e i festini, la
corte e l’harem, le carriere siliconate e le regalie, il malaffare e
l’intimità. Perfino le deprecate barzellette «sporche» prima si
raccontavano tra pochi intimi, ora tra pochi milioni di intimi. Per un
malinteso senso di libertà e partecipazione democratica di massa, è
caduto il pudore anche al potere. Volevano il Re Nudo, e l’hanno avuto.
Populismo erotico.
Così è stata abbattuta ogni soglia di pudore, per
metà a causa dei giudici e dei media, per metà a causa dello stesso
protagonista, oltre che degli antagonisti e dei deuteragonisti. Non
dunque la sostanza ma la forma è cambiata, le inibizioni si sono fatte
esibizioni, come vuole del resto un’era trasparente, ipermediatica e
televisiva, esibizionista e narcisista, spiona e guardona. Non a caso il
colpevole-vittima è un imprenditore televisivo.
È inutile dire che di questo cambiamento non me ne
rallegro, e non perché preferisca l’ipocrisia alla verità, ma perché
il pudore, pur con tutto l’alone di falsità e mezze bugie che lo
circonda, è comunque meglio della spudoratezza.
Ma il problema di fondo resta uno: è stato capovolto il rapporto tra sfera pubblica e sfera privata. Un tempo i valori, le fedi, le culture erano la sfera pubblica, e il sesso, i suoi orientamenti, la vita intima, erano la sfera privata. Ora i primi sono ricacciati nella sfera privata e individuale, mentre i secondi sono esibiti con orgoglio spudorato o sconfinano nella sfera pubblica. Se hai un dio tienilo per te, nel segreto della tua coscienza; se hai una storia piccante, vieni a mostrarla in video. E poi i telefonini, le intercettazioni, il web fanno il resto. Il personale è pubblico. Di questa rivoluzione Berlusconi è agente e utente, vittima e beneficiario. Comunque non causa, semmai effetto. Me le ricordo le risate e i vituperi contro chi difendeva la morale perduta. Ora raccogliete i frutti, bastardi.
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