Caso Ruby, ora il Csm chiede l'archiviazione: "Non ci fu alcuna pressione da Palazzo Chigi"

Archiviata la sexy-bufala. L’organo di autodisciplina dei magistrati respinge l’esposto della pm che accusava Maroni di bugie per coprire il premier. "Il ministro ha difeso l’operato della polizia". E la pm irriducibile ora rischia sanzioni: la Fiorillo insiste con il "complotto" ai suoi danni

Caso Ruby, ora il Csm chiede l'archiviazione: 
"Non ci fu alcuna pressione da Palazzo Chigi"

Roma - Adesso è ufficiale: il Csm non si occuperà del rituale del «bunga bunga». Nessuna pratica, né una risoluzione, neppure lo straccio di una delibera sulla sexy-storia di Ruby Rubacuori, raccontata in due modi diversi dal pm dei minori Annamaria Fiorillo e dal ministro dell’Interno Roberto Maroni.
Tutto archiviato, con buona pace di chi si faceva già il film dell’imbarazzante seduta a Palazzo de’ Marescialli sulle avventure della bella minorenne marocchina, salvata via telefono dal premier Berlusconi dai suoi guai in Questura, la notte del 27 maggio scorso. Delusi.
Perché la prima commissione del Csm, all’unanimità, ha respinto il tentativo del magistrato milanese di accendere ancora i riflettori sull’ultimo scandalo che ha coinvolto il capo del governo e tutte le sue implicazioni pruriginose e politiche. È stata giudicata, in pratica, irricevibile la lettera-esposto in cui la Fiorillo chiedeva all’organo di autogoverno delle toghe di essere difesa, denunciando discrepanze tra quello che secondo lei era accaduto quella notte e quello che Maroni aveva riferito in Parlamento sulla vicenda.
«E che ci dobbiamo fare?», rispondono in sostanza i consiglieri del Csm, non è mica nostra competenza stabilire se la pm non ha autorizzato, come assicura lei, l’affidamento di Ruby alla consigliera regionale della Lombardia Nicole Minetti, che sarebbe stata incaricata dal premier, ma la voleva in una comunità protetta.
E se anche il titolare del Viminale, raccontando alle Camere la sua versione della storia di Karima El Mahroug (in realtà si chiama così, Ruby) dice cose diverse, lo fa senza offendere la pm, in toni sempre rispettosi.
Come si può giustificare l’apertura di una pratica a tutela della Fiorillo, quando Maroni non entra in contrasto con lei, non mette in pericolo la sua credibilità, né danneggia la sua immagine? Semmai, ricordiamo noi, lo scontro c’è stato dopo le infuocate dichiarazioni in tv e sui giornali della pm, che hanno fatto annunciare querele al ministro.
Ma per il Csm il titolare dell’Interno, riferendo al Parlamento, si è limitato a difendere i suoi uomini e a esprimere una posizione diversa dalla pm di Milano, senza attaccarla. La ricostruzione di Maroni, poi, poggia sulle dichiarazioni del procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati. Anche lui disse che la procedura di identificazione ed affido della ragazza accusata di furto era corretta.
Dunque, archiviazione, chiusura del fascicolo senza nemmeno un’istruttoria. Questione morta e sepolta. La decisione è stata presa in commissione il 13 dicembre ma ieri è stata resa nota e l’iter della pratica per concludersi ha solo bisogno di un passaggio in plenum poco più che formale.
Fin dal primo momento, d’altronde, la mossa della Fiorillo è stata accolta con freddezza e un po’ di insofferenza a Palazzo de’ Marescialli. Mentre esplodeva lo scandalo e sui giornali non si faceva altro che parlare della telefonata di Berlusconi in Questura, a metà novembre il comitato di presidenza ha girato l’esposto alla Commissione, manifestando dubbi sulla possibilità d’intervenire del Csm e rivelando in quell’occasione che sulla vicenda erano già in corso da tempo accertamenti da parte del procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito.


Accertamenti che potrebbero portare ad azioni disciplinari, se emergerà qualche irregolarità da parte dei magistrati interessati alla delicata faccenda di Ruby. Esposito che, tra l’altro, è uno dei tre membri del comitato di presidenza del Csm, oltre che uno dei titolari dell’azione disciplinare con il ministro della Giustizia.

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