Caso-Welby al contrario: l’Asl dice sì dopo 8 mesi di silenzio

Delibere, deroghe e bandi di gara scandiscono i tempi d’attesa per il diritto alla cura e a farne le spese, come sempre, i pazienti e i loro familiari. Dall’altra parte la malattia, inesorabile, il cui corso è scandito da altri ritmi. Diversi. E per fare fronte all’inerzia della macchina burocratica sarebbe stata studiata pure la «terapia»: la sanità di prossimità che, nell’immaginario della giunta Marrazzo, dovrebbe fare la parte del leone nel capitolo dell’offerta assistenziale sul territorio soprattutto a fronte del taglio di oltre 3mila posti letto. Ma è proprio quella stessa sanità di prossimità che deficita tanto da non riuscire a coordinare l’assistenza domiciliare a un malato di sclerosi laterale amiotrofica costretto al ricovero in una struttura di riabilitazione.
Stiamo parlando di Mario Solombrino - il Giornale ha raccontato la sua storia due giorni fa - che aspetta da 8 mesi che l’Asl Roma C, tramite il proprio Centro di assistenza domiciliare (Cad), esplichi le pratiche per formulare il progetto di assistenza terapeutica a casa propria tra gli affetti più cari. Già, e chissà quanto ancora Mario dovrà aspettare - così come la moglie Daniela, le figlie Simona e Serena - prima di tornare a casa propria. Ma i tempi di attesa li detta la burocrazia, l’inerzia e chissà cos’altro visto che, solo due giorni fa («curiosa» la coincidenza con l’uscita dell’articolo su il Giornale), il direttore sanitario dell’Asl Antonio Paone ha firmato la delibera per dare il via al capitolato di gara e preparare il bando per l’espletamento dell’appalto di assistenza. «Questioni formali o di rito che siano prendono troppo tempo - chiosa il segretario generale del Sumai, Roberto Lala - quando invece basterebbe implementare i Cad e non ci sarebbe bisogno di esternalizzare l’assistenza». Ed è qui che la trafila si allunga: infatti la Finanziaria regionale blocca le esternalizzazioni. «Ci vuole la deroga dell’assessorato alla Sanità, ma - ci fanno sapere dalla Asl - siamo sicuri che verrà firmata presto». Una rassicurazione che non accontenta la moglie di Mario, che si è fatta carico di espletare le pratiche per la richiesta di assistenza già a luglio 2006 ossia, in tempi «non sospetti» rispetto alla finanziaria approvata a dicembre.

Una seconda relazione per la domiciliarizzazione terapeutica è stata redatta il 2 ottobre 2006 dal primario di Pneumologia Franco Pasqua del San Raffaele di Velletri, dove Mario è ricoverato. E una domanda diventa spontanea: «Perché c’è voluto tutto questo tempo prima che la Asl abbia avviato le pratiche?».

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