La lunga lite tra Cassano e il suo presidente Garrone è soltanto all’apparenza una grana sportiva. In realtà, si sta rivelando una sublime rappresentazione del nostro costume nazionale, del nostro modo di essere e di pensare, per la serie – mai come stavolta – “lo sport è metafora dI vita”. Allora: all’inizio tutti indignatissimi contro Cassano e a favore del presidente, questo pover’uomo che gli ha teso una mano quando nessuno ne voleva più sapere dell’eccentrico (diciamo così) talento barese, fino a trasformarlo in un mezzo figlio adottivo, protetto, blandito, persino coccolato. Ma come, Garrone gli ha dato una grande opportunità e lui lo ripaga coprendolo di titoli irriferibili? Bravo, il presidente. Adesso fa benissimo a metterlo con le spalle al muro, così il viziatello maleducato impara una volta per tutte che cosa sia il rispetto. L’importante, s’è detto, è che poi non finisca ancora una volta a tarallucci e vino, come sempre nel calcio, quando prevalgono interessi economici, qualche gol, la classifica. Diciamolo: è sembrato ad un certo punto che sul caso Cassano l’Italia riscoprisse improvvisamente il sano gusto delle questioni di principio. Difatti. Qualche partita della Sampdoria senza grandi risultati, e l’idealista partito di Garrone è già in rotta. I discorsi ricorrenti sono diversi: si sente che alla Samp manca Cassano, Garrone è troppo rigido, dovrebbe fare uno sforzo e riprenderlo in squadra. E’ qui, in questo preciso passaggio, che la questione sportiva esce dai suoi confini ristretti e assurge a simbolo di un costume molto italiano. Il principio, in base ai calcoli e alle convenienze, comincia a diventare più elastico. Se capisco bene la situazione, Garrone non ha più ragione o torto a prescindere, alla luce di quello che è successo quel giorno negli spogliatoi. In realtà, avrebbe tutte le ragioni se la Samp andasse bene lo stesso, anche senza Cassano. Ma siccome senza Cassano la Samp balbetta, allora la vicenda va un po’ rivista e riadattata: in fondo, Garrone dovrebbe chiudere un occhio e passare sopra all’offesa. Altrimenti chi fa gli assist a Pazzini? Lentamente, il presidente integerrimo e rigoroso, l’ultimo degli uomini a busto eretto, che mettono davanti il principio agli interessi, domenica dopo domenica sta diventando sempre più un anziano cocciuto e fanatico, vittima delle sue impuntature senili, tutto sommato persino un po’ antipatico. Ancora un paio di domeniche senza vittorie e diremo tutti quanti che in fondo Cassano aveva ragione a coprirlo di titoli. Morale della storia? Io la trovo una morale molto penosa, ma anche molto illuminante. Qui da noi, in questo strano territorio dove a chiacchiere tutto si adatta e si riadatta, le questioni di principio non sono nobili e immodificabili in quanto tali. Dipende dalla convenienza. Dipende dalla situazione. Dipende da un sacco di cose. Dipende. Questa è la nazione in cui il principio trova subito una fine.
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