Antonio Cassano è, virtualmente, un calciatore del Milan. Da ieri alle 15, ora in cui è stato raggiunto l’accordo economico sulla cifra da versare al Real Madrid, 5 milioni tondi tondi, per ottenere il via libera al trasferimento del ribelle. Le quote sono più o meno le seguenti: circa il 33% è stato messo a disposizione dal giocatore, rappresentato dal suo manager Bozzo, con una rinuncia sullo stipendio triennale (scadenza giugno 2014) pattuito col Milan di circa 600 mila euro a stagione; le altre due quote per la differenza, 3,2 milioni di euro, sono state coperte da Sampdoria e Milan. Cassano, in vacanza al caldo, ha brindato con la moglie Carolina, la Samp ha chiuso una pratica che minacciava di protrarsi per settimane, il Milan ha “piazzato“ il colpo poche ore prima che Adriano Galliani volasse, in vacanza, verso il Brasile.
Eppure Cassano è solo virtualmente un calciatore del Milan. Semplice la spiegazione: il suo tesseramento può essere ottenuto da lunedì 3 gennaio, giorno in cui riapriranno gli uffici della Lega di serie A a Milano e sarà materialmente possibile depositare il contratto, completo anche della firma dell’interessato. Solo dopo l’atto formale, il Milan provvederà a presentare il ribelle barese e lucidarlo per il possibile debutto, previsto per giovedì 6 gennaio, a Cagliari. Per essere pronto, il Pibe di Bari dovrà lavorare sodo, durante la vacanza, ma in questo caso i dubbi sono legittimi, e in particolare dal 27 dicembre, giorno in cui comincerà la preparazione invernale dei rossoneri a Dubai. Al fine di partecipare alla spedizione negli Emirati, Cassano ha ricevuto l’autorizzazione da parte della Samp e del Real Madrid, terzo club coinvolto nella particolare trattativa. In pratica è la stessa procedura, utilizzata dal Milan due anni prima, per far allenare prima e poi tesserare David Beckham, proveniente dalla federcalcio Usa.
Perciò sono mancati, nell’occasione, annunci solenni sui siti dei rispettivi club e dichiarazioni roboanti. «Nessun commento fino a quando non sarà depositata la documentazione» la frase di Galliani prima di salire sulla scaletta del suo aereo. «Non è ancora fatto tutto» il sottile distinguo di Ariedo Braida, scrupoloso nell’osservare la forma, al rientro dal famoso giro esplorativo in Brasile e Argentina seguito poi dal blitz a Verona per Chievo-Juve.
Da qui ai prossimi giorni, approfittando delle vacanze, il dibattito sarà inevitabile. É proprio utile Cassano al Milan? E in quale ruolo? Come si comporterà? La prima risposta, di slancio, è arrivata da Lello Sciannimanico, che per i più è il signor nessuno e invece per la piccola storia personale di Cassano, è il suo primo allenatore ai tempi della primavera del Bari. «Vedrete, risulterà più utile di Ronaldinho» il suo pronostico impegnativo che non tiene conto anche della particolare condizione del giovanotto, tesserato per campionato e coppa Italia, fuori gioco in Champions a causa della partecipazione al turno preliminare con la Samp.
Allegri, da buon livornese, è il primo a sapere d’essersi messo in casa... un pisano. Avrà come collaboratori decisivi gli esponenti del gruppo storico, da Gattuso a Pirlo, Ambrosini, lo stesso Ibrahimovic, capaci di imporre la legge dello spogliatoio: a Milanello, «tutti rigano dritti», senza esclusione alcuna. Persino Ronaldinho, sul piano dei comportamenti, pubblici naturalmente, è stato oggetto di lode e di consensi. Si è allenato a ritmi blandi, ha fatto vita poco ritirata, d’accordo, ma nemmeno una parola fuori posto con Allegri e con alcuni sodali, Robinho in particolare, oltre che Seedorf, un feeling straordinario, mai venuto meno.
Anche il popolo dei tifosi milanisti è diviso a metà tra gli scettici («non era meglio prendere una prima punta?») e gli entusiasti («di sicuro ci aiuterà a vincere qualche partita»), ma a convincere tutti ci pensa il presidente Berlusconi: «È l’uomo giusto», lasciandosi sfuggire
un rimpianto per Ronaldinho e per il suo momento no. Intanto Cassano a Dubai diventerà un osservato speciale, a Cagliari avrà gli occhi di mezza Italia puntati. E non potrà cavarsela mettendosi la mano davanti alla bocca.