La Cassazione conferma: solo 5 anni per Lucidi

Confermata dalla IV sezione penale della Cassazione la condanna a cinque anni di reclusione per Stefano Lucidi, il guidatore senza patente che il 22 maggio 2008, al volante della Mercedes del padre, uccise in via Nomentana una coppia di fidanzati, Alessio Giuliani e Flaminia Giordani. La Suprema Corte ha infatti respinto il ricorso con il quale il procuratore della corte d’Assise d’appello aveva chiesto una condanna più severa.
In primo grado il gup aveva inflitto a Lucidi, il 26 novembre 2008, una condanna a 10 anni di reclusione ritenendolo responsabile di omicidio volontario. In appello, invece, il reato venne configurato come omicidio colposo. Ieri mattina la Procura della Cassazione, rappresentata da Anna Maria De Sandro, aveva chiesto l’annullamento con rinvio del verdetto di secondo grado affinché fosse rivista, al rialzo, la condanna di Lucidi. Lucidi è stato difeso dal professor Franco Coppi. Il legale è stato duramente contestato da familiari e amici delle due vittime, venuti numerosi ieri in udienza, al termine della sua arringa. «Prendo atto con estremo rammarico della decisione della Cassazione che traccia un solco profondo fra la sensibilità dell’opinione pubblica e la giustizia, sempre più arroccata su principi lontani dal vivere comune», ha commentato l’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, difensore dei familiari di Alessio Giuliani e Flaminia Giordani. «Bisognerà che questa legge cambi - aggiunge il penalista - se non è in grado di presidiare adeguatamente la vita degli esseri umani». «Una sentenza troppo mite», anche per il sindaco Gianni Alemanno.
Ci aveva provato, il Pg, a convincere i supremi giudici che la sentenza d’appello presentava una «motivazione solo apparente e a tratti illogica e contraddittoria». «Siamo di fronte ad un caso di scuola sul dolo eventuale - ha sostenuto la pubblica accusa - Irrompere contro ogni norma su un flusso di veicoli, senza possibilità di manovra o fermata, esclude nella maniera più assoluta che ci sia stata una ragionevole previsione dell’evento, e dunque una colpa cosciente».

Nella sua requisitoria, dunque, il pg De Sandro aveva chiesto di accogliere il ricorso presentato dalla Procura generale, nel quale si rileva «l’esigenza di rispondere alla sete di giustizia di una società preoccupata per il susseguirsi di questi dissennati comportamenti che provocano eventi luttuosi e inaccettabili», anche se secondo il Pg «non si può comunque enfatizzare un fatto per dare l’esempio».

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