La Cassazione fa santi i parcheggiatori abusivi: «Servizio essenziale»

La Cassazione fa santi i parcheggiatori abusivi: «Servizio essenziale»

Aveva ragione Antonio de Curtis, in arte Totò. Era il 1961 quando Sergio Corbucci diresse il principe in Totò, Peppino e la Dolce vita. Dunque Antonio Barbacane, al secolo Totò, era il presidente della Spa, Società Posteggiatori Abusivi. Guidava il corteo dei colleghi che mostravano cartelli di protesta: «W la zona disco», «M la il divieto di sosta». Il manipolo si fermava davanti al Ministero e qui Barbacane arringava: «Abusivi di tutti i posteggi urbani e interurbani, unitevi! Che cosa chiediamo noi alle autorità costituite e ricostituite? Un posteggio al sole! Che cosa abbiamo ottenuto finora con le nostre richieste? Chiacchiere, promesse, vaghezze, ripeto vaghezze. È ora di finirla, ora basta, abusivi, qui si abusa!». Cinquant’anni dopo ecco che il film diventa un fatto di cronaca. Bello fresco, grottesco, clamoroso, infine da sbellicarsi di risate. Ci pensa la Cassazione a dare gloria a Totò «Barbacane». Secondo l’ultima sentenza non si può fare a meno di riconoscere come per la cittadinanza i posteggiatori non autorizzati svolgano un «lavoro indispensabile» che elimina tanti impicci di posteggio, liberandoli delle «tante manovre fastidiose». La Seconda sezione penale ha annullato la custodia domiciliare inflitta a un posteggiatore abusivo di anni sessanta, di nome Benedetto, catanese. Era indagato per tentata estorsione: aveva chiesto un euro a un automobilista che aveva posteggiato la vettura davanti al lido di Catania, il parcheggio, come usi e costumi nostrani, non era regolamentato.
La sentenza è la numero 12762, va mandata a memoria. Dunque per i giudici, l’abusivo Benedetto offriva il servizio «...come per uso consolidato avviene in talune città d’Italia, di spostare le autovetture lasciate in parcheggio, da coloro che trovano utile usufruire di tale spazio libero e non volevano avere il fastidio di doversi occupare di compiere complicate manovre per liberarsi dagli ostacoli costituti dalle vetture di quello spiazzo...». Il signor Francesco si era rifiutato di versare l’euro al Benedetto e lo aveva denunciato per estorsione dopo che lo stesso posteggiatore si era rifiutato di spostare altre vetture che ostacolavano l’uscita dal parcheggio dell’auto dello stesso Francesco esasperato anche perché la moglie aveva avuto un malore in spiaggia e aveva bisogno di rientrare a casa. La sceneggiata è finita in tribunale, il gip di Catania, il ventisei di agosto dello scorso anno, aveva disposto addirittura la custodia domiciliare per il parcheggiatore abusivo, ritenendo un «ingiusto profitto» la richiesta di un euro per il servizio svolto. Quindi è intervenuta la Cassazione che ha riconosciuto come «dato pacifico che Benedetto M. offriva un servizio ben accetto e ritenuto, a livello diffuso della cittadinanza, indispensabile, in quel luogo, proprio per potere tranquillamente usufruire del posteggio dell'autovettura». I giudici riducono ai minimi termini anche l’operato del Gip: «...la pretesa ingiustizia della richiesta dell'obolo di un euro diventa evanescente e si attenuano anche i turbamenti che i modestissimi precedenti penali dell'indagato possono creare in relazione alle esigenze cautelari, peraltro motivate in modo assertivo, stereotipato per nulla in sintonia con i principi dettati in relazione alle esigenze cautelari».

Assertivo, stereotipato e non in sintonia, ha qualcosa da replicare il Gip? Il giro lungo di parole serve dunque a Benedetto per poter continuare a mettersi in testa il berretto, a far roteare la paletta, a soffiare dentro il fischietto a incassare l’euro perché, come diceva Totò Barbacane: «Io sono un posteggiatore abusivo autorizzato». Si replica. Non al cinematografo.

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