Politica

La casta è impazzita

C’è il leghista che si crede Italo Balbo e dall’alto dello scranno di presidente dell’Aeroclub d’Italia, dove si è issato per meriti politico-aviatori, compra un tot di velivoli e li battezza con i nomi di ministri e sottosegretari a lui cari (oltre che con il suo, visto che c’era...).
C’è il governatore che invece la targa (della sua Regione) la mette ai dromedari. Sì, ai dromedari: acquistati con i soldi pubblici e destinati alle popolazioni del deserto del Sahara.
C’è il sindaco innamorato dell’imperatore Nerone, quello che la leggenda dipinge intento a suonare la lira mentre Roma viene divorata dall’incendio da lui stesso fatto appiccare. E questo sindaco non riesce proprio a tenere per sé la bruciante passione: ha assoluto bisogno di farne partecipi anche i concittadini. A loro spese, ça va sans dire. E così il paese che amministra è ora dominato dall’enorme statua del despota che trucidava mogli e cristiani a giorni alterni.
E poi, poteva mancare?, c’è il consigliere provinciale romano che si concede una bella nottata a base di coca e trans. Siccome però nella prodezza era già stato preceduto da tale Piero Marrazzo, all’epoca presidente della Regione, e poiché non ci si può mica accontentare di un semplice pareggio, ecco che il nostro decide di mescolare mestiere e piacere e improvvisa un bel comizio dal balcone del viado brasiliano. Un trionfo, anche se incompreso dalla polizia. Da applausi pure la giustificazione: «Stavo indagando, mi hanno incastrato».
Quattro flash arrivati ieri dal mondo della politica. A ulteriore dimostrazione di un impazzimento che - tra annunci, refusi, favori, ruberie, pugnalate tra alleati, fascisti di sinistra, comunisti di destra, democristiani folgorati sulla via dell’antimafia - sta lasciando basiti gli elettori.
C’è di buono che alla presentazione del libro di Patrizia «Escort» D’Addario, anziché la temuta ressa, si è registrato un confortante vuoto: quattro giornalisti e quattro gatti.

C’è ancora speranza.

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