Castelgandolfo, in fiamme 120 ettari di bosco e campi

Decine di persone evacuate, fuoco domato solo dopo 12 ore Usati un Canadair e un Dragon

Un’altra giornata campale, quella di ieri, sul fronte degli incendi per il Lazio e per tutto il centro-sud della penisola. Una delle situazioni più critiche si è verificata a Castelgandolfo, dove nella serata di lunedì il fuoco ha divorato un costone della montagna che sovrasta il lago. Le fiamme, alte anche 10 metri e visibili fin dal Raccordo anulare, hanno distrutto 120 ettari di vegetazione tra Marino, Rocca di Papa e Grottaferrata, con un fronte di ben 200 metri. Per tutta la notte i Vigili del fuoco hanno sorvegliato le case sparse sulla via dei Laghi, rimasta chiusa al traffico fino alle 8 di ieri mattina. Con loro, oltre alle 300 unità della Protezione civile, le Forze armate e il Corpo forestale. Il rogo è stato domato solo nel primo mattino di ieri, dopo dodici ore di lavoro e l’intervento di sedici automezzi, nove elicotteri della Protezione civile, un canadair e un «Dragon», un mezzo dei vigili del fuoco aeroportuali fatto arrivare sotto scorta da Ciampino. Il bilancio finale è di dieci bungalow colpiti dalle fiamme e due case, precedentemente evacuate, danneggiate. Un centinaio di ettari di bosco e coltivazioni di alberi da frutta sono andati distrutti, e una ventina di animali sono stati soffocati dal fumo.
Tuttavia il Lazio, nonostante l’emergenza, è ancora una delle regioni meno colpite dalle fiamme, come ha ricordato ieri il direttore della Protezione civile regionale, Maurizio Pucci. Siamo lontani dai livelli di allerta di Calabria e Sardegna, anche se quello di Castelgandolfo è «uno dei 150 incendi che solo lunedì hanno devastato il territorio». Inoltre, l’episodio ai Castelli appare come «un atto di evidente matrice dolosa», motivo per cui Pucci ha chiesto al ministero degli Interni «un monitoraggio del territorio più accurato da parte delle forze dell’ordine». Ma a favorire gli incendi sono anche la siccità e le elevate temperature, che in questi giorni si sono mantenute al di sopra della norma facendo registrare anche qualche record. Quella tra lunedì e martedì infatti è stata una notte bollente, la quarta più calda di sempre, con una temperatura minima di 27,1 gradi. Mai, prima d’ora, si erano verificate minime così elevate nella terza decade di luglio. Si ricordano solo altre tre occasioni in cui la colonnina di mercurio ha toccato livelli superiori: l’11 agosto 1994 (con una minima di 28,8 gradi) il 2 luglio 1998 (28,4) e il 10 agosto 1999 (27,8). E a dare un segnale tangibile dell’afa che attanaglia la Capitale, l’Acea ha reso noto che lunedì è stato raggiunto il picco di potenza energetica immessa in rete nel mese di luglio, con 2260 megawatt.

Condizionatori e ventilatori a pieno regime hanno richiesto un’erogazione straordinaria per non fare la fine di Barcellona, dove due giorni fa un black out ha paralizzato per ore la città. L’azienda ha però ricordato che si è ancora lontani dalla punta storica raggiunta lo scorso 26 giugno, quando in rete furono immessi 2390 megawatt.

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