Cronache

Castelletto, un gioiello nella spazzatura

Silvia Pedemonte

Se non ci fosse da piangere, si potrebbe suggerire agli inventori del gioco, brevettato dalla Sindaco Pericu & Co., di farci su pure un bel gruzzoletto di palanche. Si chiama «Degradopoli-come trasformare un quartiere gioiello nel Bronx», quel gioco. Ovvero: prendere un quartiere come Castelletto, lasciare cadere gli appelli dei residenti a colpi di «spiacenti, non possiamo intervenire» e attendere il risultato. Per due o tre anni. Ed ecco quello che si ottiene. Via Cabella: un tappeto di siringhe e cocci di bottiglie. Piazza Manin ridotta a pattumiera, fra bestemmie e frasi irripetibili scritte su quelle locandine, all'altezza del capolinea del 36, che dovevano servire ai ragazzi per comunicare sentimenti ed emozioni. E, poi, ancora: Villa Gruber infestata dalle zanzare, fra sporco ed escrementi di cani. I marciapiedi sconnessi di via Assarotti, dove anziani (e non) cadono con la stessa frequenza con cui rischiano la vita ogni giorno, a Castelletto, sulle strisce pedonali. Non basta: c’è il cunicolo di via Biscuola, sede ormai abituale di spaccio e consumo di droghe. Ci sono le scorribande dei giovani che si ubriacano, spaccano bottiglie e urlano fino alle quattro di notte, i lunotti delle auto distrutti a suon di pietrate e i cassonetti dell'immondizia bruciati. E a Castelletto i residenti non ce la fanno più.
«Subiamo il baccano dei ragazzi fino a notte inoltrata - si lamenta Enzo, che a Castelletto è nato ed invecchiato -: c'è chi dà fuoco ai contenitori dell'immondizia, chi mette le mani in quelli per la raccolta degli indumenti e sparpaglia maglie, pantaloni, mutande per le aiuole e i giardinetti. Uno schifo, insomma. E nessuno muove un dito».
C'è chi spaccia droga in tranquillità: i residenti sanno tutto. Gli habitué della bustina, pure. E così, «mentre la dependance di Villa Gruber è ormai il punto d'incontro fra chi vende, compra e consuma - spiegano i residenti che, per salvare i vetri della macchina, preferiscono rimanere anonimi - chi dovrebbe intervenire non fa nulla».
Di notte sono gli aghi delle siringhe, a pungere in quel di Villa Gruber. Ma non solo: perché anche le zanzare hanno trovato nella dimora cinquecentesca la loro oasi, in uno specchietto d'acqua che di fontanella ha solo il nome. Perché nella realtà, è un acquitrino maleodorante dove gli insetti pullulano. «Pochi giorni fa mai figlia è tornata a casa con punture su tutto il corpo: l'avevo portata a giocare con gli altri bambini nell'unico spazio verde che abbiamo in zona, Villa Gruber, appunto. Ed è tornata così. Massacrata dalle zanzare. La Villa è infestata dagli insetti, è sporca e puzzolente» spiega Giovanna, madre di una bimba di un anno. «Basta venire a qui mattina presto, verso le sei e mezza, fare un giro e assistere a situazioni che sembrano paradossali. E, che, invece, sono realtà» spiega Luisa della «Farmacia del Castello» di Via Assarotti, promotrice di una raccolta firme fra i residenti che non possono più accettare un «siamo mortificati, dovete portare un po' di pazienza» dal Comune. «Un esempio? Che dire dello spazzino che, con tanto di cuffiette con musica a tutto volume alle orecchie, spazzava tre metri tre di marciapiede, per poi fermarsi e non fare più nulla?» tuona Luisa. «Gli ho chiesto: "ti sembra di aver fatto il tuo dovere?" E lui, senza fare una piega, mi ha risposto che il suo lavoro l'aveva fatto. Ed è rimasto lì. Con la scopa ferma, ben sollevata dal marciapiede che avrebbe dovuto spazzare. E che, invece, ha lasciato sporco come prima».
È una perla di Genova «in caduta verticale», Castelletto, come tanti mormorano qui o «una donna che si veste benissimo, ma non si lava»: il vestito, qui, vale l'Ici A1 che i residenti pagano per gli splendidi appartamenti. Circondati dalla sporcizia, però. «Siamo lasciati allo stato brado ma i vigili sono particolarmente attivi con le multe a chi, lasciata magari la ricetta del medico in farmacia, si ritrova sul parabrezza un'altra ricetta. Quella per rimpinguare le casse sempre piangenti di Tursi».

Quelle stesse casse che in «Degradopoli» hanno trovato un business.

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