Castelli «Essere nero lo ha aiutato È da provinciali festeggiarlo qui»

Roma«È provinciale tutto questo festeggiare Obama degli italiani, come se lo avessimo eletto noi. Mi dà proprio un gran fastidio». Roberto Castelli, ex ministro della Lega, non sale sul carro del vincitore e tiene le sue posizioni, quelle espresse durante la campagna elettorale Usa.
Prima delle elezioni lei diceva di volere la vittoria di McCain, anche come garanzia per la difesa della «civiltà cristiana sotto attacco dei musulmani». E ora?
«L’avrei preferito, certo. Nel momento in cui i cristiani vengono perseguitati in mezzo mondo e l’Islam è in forte espansione, soprattutto quello integralista, c’è bisogno di una risposta forte. E, a priori, mi sembrava che desse maggiori garanzie in questo senso il cristiano McCain di Barack Hussein Obama, ricordiamoci il suo nome completo, che non ha mai chiarito le sue convinzioni religiose. Adesso, però, è stato eletto lui e con grande convinzione, quindi aspetto di vedere nei fatti che cosa farà per dare un giudizio».
Si aspetta forti cambiamenti nella politica degli Usa?
«Soprattutto in politica estera, democratici e repubblicani hanno sempre fatto solo scelte che convengono agli Stati Uniti. E non credo che con Obama cambierà molto».
Eppure Maroni, che è leghista come lei, conta sul fatto che il nuovo presidente degli Stati Uniti non tratterà più l’Europa come «un’ancella».
«Ma perché, quando c’era Clinton era diverso per l’Europa? Ci hanno fatto anche fare una guerra in Kosovo con la Nato! Mai visto nei confronti dell’Europa differenze tra democratici e repubblicani, tutti sempre impegnati a tutelare gli interessi degli Stati Uniti. E legittimamente, certo. Credo che se l’Europa riuscirà a giocare un ruolo più forte, sarà per una diversa politica europea, più che per una diversa politica americana. Spesso, infatti, ci è mancata la necessaria coesione per affermare e mantenere le nostre posizioni».
Ma di Veltroni, che ha arruolato Obama nel Pd che pensa?
«È provinciale, come ho detto. La sinistra conta molto su una cosa: che Obama firmi il Protocollo di Kyoto per l’ambiente. Là si vedrà davvero se cambia qualcosa. Io aspetto».
Ma è scettico.
«Sono un ingegnere, né scettico né ottimista, ma pragmatico. Attendo di vedere la prova dei fatti».
Su Obama non aveva per caso prevenzioni per il colore della pelle?
«Macché, anzi ho già detto che mi sembra l’unica cosa buona del nuovo presidente degli Stati Uniti. Non c’è dubbio che sia un bell’uomo, giovane, a quanto dicono anche un oratore brillante: tutte cose che contano in campagna elettorale.

Ma sono convinto che, se non fosse stato nero, forse non avrebbe ottenuto questo grande successo e non si sarebbero mossi milioni di americani che di solito non vanno a votare. Insomma, il fatto di essere di colore certo l’ha aiutato a battere McCain».

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