Castelli, il nuovo ospedale ne cancella tre

«Entro il 2008 partirà il cantiere del nuovo ospedale dei Castelli». È quanto ha annunciato ieri ad Ariccia l’assessore regionale alla Sanità, Augusto Battaglia, in occasione della presentazione del nosocomio. Insomma, una buona notizia, dato anche lo sblocco di fondi per l’edilizia sanitaria pari a 120milioni di euro.
O almeno potrebbe essere una buona notizia. Peccato però che la realizzazione sarà propedeutica allo smantellamento dell’intera offerta ospedaliera e ambulatoriale già presente oggi su tutto il territorio dei Castelli Romani (Albano Laziale, Ariccia e Genzano). Ecco il prezzo che dovranno pagare i cittadini dei Castelli per sdebitarsi dei fondi regionali. Alla faccia della medicina di prossimità che, invece di essere incrementata con azioni mirate e capillari, finisce per essere indebolita. Tra Genzano e Ariccia - in pratica nella zona in cui dovrebbe sorgere il complesso ospedaliero - gli ambulatori verranno ridotti in toto. Per capire perché l’esecutivo regionale porti avanti queste prerogative così ambigue bisogna procedere per gradi.
Nell’atto della giunta ulivista che sancisce lo sblocco dei fondi viene scritto a chiare lettere che «l’azienda Asl Roma H ha previsto una nuova destinazione per gli immobili ospedalieri e ambulatoriali attualmente in uso per il distretto II», quello che interessa appunto Albano, Genzano e Ariccia. Il risultato? L’ospedale di Albano laziale sarà adibito alla direzione aziendale e a tutta l’infrastruttura amministrativa. Solo una parte ai servizi ambulatoriali diretti al territorio. Nell’ospedale di Genzano verranno dismessi tutti i reparti di degenza per lasciare spazio alle attività specialistiche e ambulatoriali così da costituire un filtro all’ospedalizzazione di modo che «sarà possibile dismettere tutte le micro-strutture disperse sul territorio per risparmiare 391mila euro».
Vale a dire che in tutto il comune di Genzano gli ambulatori saranno costretti a chiudere i battenti. Ed è ancora più nero il futuro dell’ospedale Spolverini di Ariccia. La struttura sarà trasferita al comune per l’acquisizione in permuta del terreno su cui verrà edificato il nuovo ospedale. E così il vecchio nosocomio diverrà sede dei servizi sociali. Sorte iniqua pure per l’ambulatorio di Albano denominato «Gallerie di sotto» e quello dell’«ospedale Vecchio di Genoano». Entrambi saranno alienati e i proventi reinvestiti per la realizzazione del nuovo. Ci si mette poco a capire il perché: i 120milioni di euro che la giunta Marrazzo ha ritenuto di investire per il complesso ospedaliero serviranno a malapena a tirare su le mura. Quanto agli arredi per i previsti 300 posti letto e alle risorse da destinare agli impianti di diagnostica e medicina specialistica, rimane ben poco. Eppure di questo aspetto il documento licenziato dalla Regione non ha tenuto ancora conto.


L’unica certezza odierna rimane il fatto che se il riordino della sanità dei Castelli - leggasi smantellamento - avverrà in tempi rapidi, sul territorio rimarranno in servizio solo l’ospedale di Frascati e il San Raffaele di Nemi. Altro che «fare fronte a una sanità tutta concentrata su Roma», come piacerebbe far credere a Battaglia. Con la chiusura di tanti presidi sanitari ci sarà un immediato indebolimento dell’offerta assistenziale.

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