Catania - Maxi blitz antidroga, finiscono in manette 84 persone, sgominate tra famiglie criminali, il tutto con un'operazione coordinata in sei regioni. Ma alla fine non c'è posto in carcere per i detenuti. Anche un ex carabiniere è coinvolto nell’operazione antidroga della polizia di Catania che ha eseguito in
sei regioni misure cautelari a carico di 84 persone affiliate a tre organizzazioni di trafficanti. È l’ex apuntato
Vincenzo Catalano, già arestato nel 2006 perchè trovato in possesso di quasi 4 chili di cocaina. I tre gruppi
criminali erano capeggiati da personaggi legati da rapporti di parentela ad alcuni dei boss di maggiore
spicco di Cosa Nostra catanese, tra i quali anche Benedetto "Nitto" Santapaola.
Droga e trafficanti Uno dei tre gruppi di trafficanti e spacciatori di droga era guidato da Giuseppe Palmieri, detto Pippo
Cappello perchè genero del boss detenuto Salvatore Cappello. Palmieri, secondo l’accusa, comprava la
droga in Campania, a Torre Annuzniata, da Gioacchino Sperandeo ritenuto affiliato al clan camorristico
Gionta. A capo di un altro gruppo era Alfio Napoli, nipote acquisito del boss Luigi "Jimmy" Miano, al vertice
del clan dei "Cursoti milanesi". Ad Alfio Napoli è stata sequestrato una villa nel quartiere catanese di San
Giorgio, del valore di 500 mila euro. Al vertice del terzo gruppo, secondo gli inquirenti, era Alfio Amato,
cugino del capomafia catanese Nitto Santapaola e figlio di Grazia Santapaola.
Nel corso dell’operazione sono stati sottoposti a sequestro due pistole, un chilo di cocaina e 40 mila euro
confezionati in pacchetti con nastro adesivo. Secondo la polizia, i soldi avrebbero dovuto essere sotterrati
per sottrarli alle perquisizioni.
Carceri piene Ma alla fine la polizia ha avuto difficoltà a trovare posto nelle carceri per le 84 persone arrestate. È
emerso durante la conferenza stampa in Procura. Delle 51 persone arrestate a Catania (le altre sono state
catturate in varie regioni), è stato possibile associarne soltanto 10 nelle due carceri cittadine, 4 in quello di
Piazza Lanza e 6 in quello di Bicocca. Per tutti gli altri non c’era spazio libero nelle celle, che già occupate
da 800 detenuti in più rispetto alla capienza nominale. "È una situazione molto difficile", ha detto il
procuratore Vincenzo D’Agata, e ha spiegato: "Per permettere la detenzione in prossimità di Catania e
consentire così ai gip di effettuare gli interrogatori di garanzia degli arrestati abbiamo dovuto suddividerli
tra le carceri di Siracusa, Augusta, Ragusa, Enna e Caltanissetta".
Pm: "Non c'è posto" "I due istituti penitenziari di
Catania "scoppiano", sono troppo pieni, e noi non possiamo più arrestare le persone indagate perchè non
sappiamo dove metterle". È l’allarme lanciato dal sostituto procuratore della Repubblica della Direzione
distrettuale antimafia di Catania, Francesco Testa, a margine della conferenza sull’operazione antidroga
Ouverture. "Nella casa circondariale di piazza Lanza, già sovradimensionata di 200 unità, - ha spiegato il magistrato
- abbiamo potuto portare soltanto quattro dei 51 arrestati, e altri sei nel carcere di Bicocca, che 160
detenuto in più rispetto alla capienza prevista. Gli altri 40 sono stati distribuiti tra Siracusa, Augusta,
Ragusa, Caltagirone, Enna, Caltanissetta e Messina. In quest’ultimo ne abbiamo mandati pochi perchè
un’ala è chiusa per il crollo di un controsoffitto".
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