Roma

Catanzaro, il re dell’interim che deve rinviare la pensione

Claudia Passa

L’ha nominato malvolentieri, ma ha cercato di non darlo a vedere. E quando s’è trattato di mettere nero su bianco, ha fatto buon viso a cattivo gioco. Ce l’ha messa tutta Walter Veltroni per dimostrare che Giovanni Catanzaro sarebbe stato il miglior dirigente cui affidare la guida dei vigili di Roma. L’ordinanza d’incarico non lesina elogi, si sofferma sui «requisiti culturali e professionali», sulla «comprovata esperienza maturata in altri incarichi in precedenza ricoperti», snocciola come una litania le tappe curriculari di una lunga carriera nella municipale.
Dalle tre pagine d’investitura nulla trapela del grande imbarazzo con cui il Campidoglio s’è trovato a prendere una decisione. Ma c’è di più: l’ordinanza indica nel 31 luglio 2009 la scadenza del mandato per il 62enne dirigente. E qui nascono i primi interrogativi, poiché nei giorni scorsi il Campidoglio aveva lasciato trapelare che il «pizzardone» dai baffi bianchi avrebbe lasciato l’incarico a fine 2007. Le prime indiscrezioni parlavano di un preciso accordo in tal senso, in virtù dell’approssimarsi dell’età del pensionamento. Ma Catanzaro ieri ha lanciato il suo avviso ai naviganti dalle colonne di un quotidiano romano: «Si tratta di un rapporto di fiducia - ha affermato -. Il sindaco se vuole può interromperlo prima, ma non è pensabile che io abbia firmato le dimissioni postdatate».
Cosa è cambiato in così pochi giorni, se qualcosa è cambiato? Dovremmo forse dare retta ai gossip di palazzo che parlano di inedite e insospettabili alleanze fra il vertice e qualche seconda linea? Sta di fatto che annegato in un mare di belle parole Catanzaro ha lanciato un ulteriore messaggio: i suoi futuri vice, Angelo Giuliani e Donatella Scafati, non potranno comandare ad interim i gruppi che hanno diretto fino ad oggi, rispettivamente centro storico e Parioli. «Assolutamente no – dice -. L’incarico di vicecomandante richiede il massimo impegno». E se lo dice lui c’è da credergli, visto che in materia di «interim» è considerato nel Corpo un’indiscussa autorità avendo maturato una nutrita esperienza. Quando era comandante del I gruppo, infatti, l’11 maggio del 2001 gli fu attribuita la direzione ad interim della «mobilità e grandi eventi», centro nevralgico del comando. L’interim della strategica unità operativa (che Catanzaro sarebbe tornato a dirigere da vicecomandante del Corpo) gli fu revocato solo il 22 febbraio 2002, quando Veltroni decise di trasferirlo dal centro storico insediando al suo posto Giuliani e, con un provvedimento che lasciò di stucco gli addetti ai lavori, nel destinarlo ad altro incarico gli lasciò per altri sei mesi il comando del I gruppo. Ad interim, ovviamente. Come pure ad interim, quando era già vicecomandante del Corpo, Catanzaro ha diretto anche il XII gruppo. Dev’essere stata questa lunga sequela di cariche interinali a convincere Catanzaro che il ruolo di vicecomandante del Corpo è incompatibile con qualsiasi altro incarico ad interim. Sta di fatto che se il radicale proposito espresso a mezzo a stampa dovesse essere confermato, sul comando del I gruppo si aprirebbe una partita senza esclusione di colpi, nella quale le indiscrezioni vorrebbero in campo fra gli altri Carlo Buttarelli, attuale dirigente del Git, che con Catanzaro ha sempre avuto sintonia operativa, dimostrata in diversi frangenti.

Non ultimo, il pasticcio estivo a Fiumicino per il comando della task force congiunta contro i tassisti abusivi.

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