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Il Cav: dimissioni? Solo pettegolezzi Vado avanti, assolveremo gli impegni

Il premier smentisce le voci che "girano nei palazzi romani" sulle dimissioni di questo governo e dice: "Mi spiace di deludere i nostalgici della Prima Repubblica, ma la responsabilità nei confronti degli elettori e del Paese impongono al nostro governo di continuare nella battaglia di civiltà che stiamo conducendo in questo difficile momento di crisi"

Il Cav: dimissioni? Solo pettegolezzi Vado avanti, assolveremo gli impegni

"Girano nei palazzi romani chiacchiere e pettegolezzi su un argomento: le dimissioni di questo governo" ma "mi spiace di deludere i nostalgici della Prima Repubblica quando i governi duravano in media 11 mesi, ma la responsabilità nei confronti degli elettori e del Paese impongono a noi e al nostro governo di continuare nella battaglia di civiltà che stiamo conducendo in questo difficile momento di crisi". Il premier Silvio Berlusconi, in una nota, zittisce i suoi detrattori e lancia un messaggio chiaro all'opposizione, in particolare al Pd di Bersani che oggi a Roma ha invitato ancora una volta il governo a dimettersi: vado avanti, non mi dimetto.

Sul futuro del Pdl, il Cavaliere, in un incontro con Paolo Guzzanti,   avrebbe detto: "Sì, possono stare tranquilli. Io ho finito con questo giro. Tornerò a farmi eleggere, mi occuperò del partito, farò il padre nobile, ma basta col governo". A riferire queste dichiarazioni è lo stesso parlamentare di Popolo e Territorio.

"Ho scelto una persona straordinaria come Angelino Alfano - avrebbe aggiunto il premier - che riscuote l'approvazione di tutti: è un uomo intelligente, misurato, credibile, impeccabile e che tutti rispettano. Dunque il futuro del partito che ho fondato è in ottime mani".

"Il mio avvenire - avrebbe aggiunto Berlusconi - sarà quello di un uomo che ha creduto in un progetto e che farà ancora di tutto per realizzarlo, benché avrei buoni motivi per mollare tutto. L'ho detto: farò il padre nobile e darò consigli. E adesso, al lavoro".

Il presidente del Consiglio in serata è poi intervenuto in collegamento telefonico in un incontro organizzato dal ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla. E ai militanti del Pdl di Lecco lì riuniti ha detto: "State tranquilli, non ho proprio nessuna intenzione di fare passi indietro. La maggioranza c’è. Assolveremo i nostri impegni. Sto lavorando con grande impegno per il Paese e continuerò a farlo".

Il Cavaliere è poi tornato sul capitolo del monitoraggio del Fondo Monetario internazionale e ha precisato: "Non si è trattato affatto di un commissariamento, è stata l’Italia a chiedere l’intervento del Fondo Monetario Internazionale".

Pronte e repentine sono arrivate le dichiarazioni delle opposizioni, che hanno visto le loro speranze di dimissioni del Cav disattese. "È evidente che si è conclusa una stagione e sarebbe auspicabile che Berlusconi rassegnasse le dimissioni entro domani sera per evitare un lunedì nero alla riapertura dei mercati. Con un gesto di responsabilità è evidente che poi spetterebbe a lui indicare una soluzione che la saggezza del Capo dello Stato potrebbe far condividere ad un’ampia maggioranza parlamentare capace di varare le riforme urgenti che servono all’Italia", ha affermato il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino.

Il premier Silvio Berlusconi è "fuori da ogni punto di vista" e "non ha più alcuna connessione con il Paese e con i problemi reali, ha sostenuto il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris.

Anche il presidente della Regione Lombardia si è schierato sulla stessa linea di quelli che vogliono il passo indietro del Cav. Se Berlusconi si accorgesse di non avere più i numeri e lasciasse la presidenza del Consiglio per indicare un successore "sarebbe una scelta saggia", ha dichiarato il presidente Roberto Formigoni, durante la registrazione della trasmissione Che tempo che fa. In particolare, Formigoni ha indicato due possibili strade davanti al premier: "Verificare la tenuta della maggioranza.

Perchè se ha la maggioranza questa è la strada più normale, più costituzionale possibile per far approvare dal parlamento i decreti" concordati con l’Europa.

 

 

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