RomaI più benevoli le derubricano come voci messe in giro dalle procure al solo scopo di «far parlare i telefoni» e raccogliere materiale utile con il solito metodo delle intercettazioni a strascico. E, chissà, magari sarà anche così. Di certo però non è questa la lettura che fa Silvio Berlusconi dei tanti rumors che gli vengono riportati in queste ore. L’ultima volta venerdì sera, mentre rientrava in aereo su Milano accompagnato tra gli altri da Umberto Bossi, Roberto Calderoli, Michela Vittoria Brambilla, Mariastella Gelmini, Maurizio Lupi e Niccolò Ghedini. Con quest’ultimo che è stato piuttosto tranchant: «Nelle prossime settimane il Parlamento sarà bersagliato da una raffica di richieste d’arresto e autorizzazioni a procedere». Come a dire, se mercoledì la Camera darà davvero il via libera al carcere per Alfonso Papa si romperanno gli argini e il Parlamento, come già accadde nel 1992, tornerà ad essere nelle mani delle procure. Commissariato da una valanga di richieste per arresti e processi che si concluderanno in primo grado solo fra qualche anno, quando l’effetto destabilizzazione avrà ormai portato i risultati attesi e magari l’auspicato (da molti) governo di unità nazionale.
È per questo che il Cavaliere è deciso a tenere duro su Papa, sui cui comportamenti - soprattutto sotto il profilo etico - nutre più d’una perplessità. Il punto, ripete però il premier in privato, è che nessuno sta chiedendo ai magistrati di non celebrare il processo, solo che gli estremi per l’arresto semplicemente non esistono. Quella del carcere, insomma, è una richiesta «strumentale» che ha il solo obiettivo di «destabilizzare» l’esecutivo nell’ambito di «un piano più complessivo» che punta ad abbattere il governo per la via giudiziaria.
Ecco perché, per usare le parole di un ministro, quella che si apre lunedì sarà «una settimana da elmetto e baionetta». Prima con il giudizio dei mercati sulla manovra correttiva e poi, mercoledì, con il voto della Camera su Papa. Se davvero la Lega terrà il punto - e nessuno nell’opposizione andrà in soccorso del deputato napoletano - si creerà un precedente pericolosissimo. Su entrambi i fronti, visto che nell’ultima settimana di agosto il Senato si pronuncerà sulla richiesta d’arresto per il pd Alberto Tedesco, coinvolto nello scandalo della sanità pugliese. A settembre, poi, toccherà a Marco Milanese, il braccio destro di Giulio Tremonti accusato di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e associazione per delinquere.
Un lungo elenco, insomma, a cui si aggiunge il caso del ministro Saverio Romano, per cui il gip di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per concorso esterno in mafia nonostante il parere contrario del pm. Il punto, però, sono i nuovi arrivi. Visto che stando ai rumors, l’estate 2011 farà registrare un discreto numero di new entry sul fronte delle inchieste giudiziarie. Intanto si dà per scontato che a breve l’inchiesta P4 coinvolgerà direttamente una ministra. Senza considerare che alla presidenza della Camera sono in attesa da giorni della richiesta di autorizzazione all’arresto per il deputato del Pdl Eugenio Minasso indagato dalla procura di Genova. Da Trani, invece, sono attese sorprese sul fronte Rai. Mentre a giorni è da Bari che dovrebbe aprirsi l’ennesimo fronte su Berlusconi, con un’inchiesta che lo coinvolgerebbe direttamente. Insomma, ce n’è per tutti i gusti e su tutti i fronti. Perché, come dice in privato il premier, «ormai siamo di fronte a un vero e proprio assedio». Un Cavaliere decisamente preoccupato per quella che si annuncia come l’estate più calda delle procure.
A tutto questo, si aggiungono i problemi interni al Pdl. Con Angelino Alfano che insiste da giorni per lasciare al più presto il ministero della Giustizia e potersi occupare a tempo pieno del partito. Fino a che dovrà sedere sulla poltrona di via Arenula e non sarà fisicamente a via dell’Umiltà, sarà infatti difficile prendere le redini del Pdl e superare le resistenze dei vari colonnelli. Berlusconi, però, non sarebbe ancora deciso sul da farsi, tentato dalla possibilità di scavallare l’estate e presentarsi con un rimpasto più corposo che non coinvolga solo la Giustizia ma anche le Politiche Ue (ancora libere) e magari qualche casella su cui è necessario fare dei ritocchi. Una via, secondo alcuni collaboratori del premier, impervia e rischiosa. Per questo Berlusconi alla fine potrebbe decidere di risolvere i problemi uno alla volta, iniziando proprio da Alfano.
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