Il Cavaliere cala l’asso sulle case popolari

Pronto il piano del centrodestra: per un milione di inquilini i canoni d’affitto si trasformeranno in mutui. E con i ricavi si potranno finanziare nuovi alloggi

Gian Maria De Francesco

da Roma

La Casa delle libertà gioca la partita per confermarsi forza di governo sul tema-chiave della casa. L’argomento ha una portata rilevante in chiave elettorale perché i principali destinatari del progetto di riattivazione delle politiche immobiliari sono soprattutto i titolari di alloggi popolari. Circa un milione, secondo le stime di Federcasa che prevede per l’anno prossimo oltre 1,7 milioni di richieste per questo tipo particolare di case.
E circa tre milioni di voti sono un bacino su cui vale la pena insistere. Ecco perché il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si sta preparando a un annuncio eclatante su questa materia.
Il programma della Cdl sulla casa, curato dal consulente economico di Palazzo Chigi Renato Brunetta è la naturale prosecuzione delle previsioni della Finanziaria 2006. L’obiettivo è consentire al milione di inquilini di alloggi pubblici ex Iacp (Istituto autonomo case popolari) di riscattare la propria abitazione divenendone proprietario. L’operazione potrà essere effettuata o in contanti a un prezzo che dovrebbe aggirarsi mediamente attorno ai 20mila euro oppure continuando a pagare lo stesso canone di locazione (mediamente 70 euro al mese) per i prossimi 20 anni.
In questo modo si otterrebbe, secondo il programma del centrodestra, un doppio beneficio. In primo luogo, si aumenterebbe ulteriormente il numero dei proprietari di un’abitazione, cresciuti dal 75 all’87% nel corso dell’ultima legislatura come riferisce il Censis. In secondo luogo, si ridurrebbero gli oneri a carico degli istituti di edilizia popolare, controllati dalle Regioni e in passivo per circa 400 milioni di euro ogni anno a causa dell’abolizione dei contributi ex Gescal dalle buste paga decisa dal centrosinistra nel 1998 per abbassare il costo del lavoro.
I ricavi della dismissione e il ricorso a cartolarizzazioni dei canoni serviranno a finanziare la costruzione di nuovi alloggi attraverso un Fondo pubblico di garanzia con dotazione fino a 25 miliardi, destinato a foraggiare anche mutui agevolati per acquisti, affitti e ristrutturazione per giovani coppie, anziani e immigrati. Nel programma della Cdl anche una novità di matrice germanica: il conto «risparmio casa», ovvero forme di deposito agevolato esenti dall’imposta sostitutiva del 27%, finalizzate alla costituzione di risparmi per l’acquisto di un’abitazione. Questa forma innovativa di accumulazione, proposta dall’Udc, ha già prodotto risultati positivi in Germania e in Austria. Il programma della Cdl fa leva inoltre sulla detassazione degli investimenti in riscaldamento e difesa termica delle abitazioni e nella costruzione di nuovi posti auto sotterranei. Prevista, infine, la riattivazione della Legge obiettivo per i progetti di riqualificazione urbana.
L’unico ostacolo alla realizzazione di questo ambizioso programma, oltreché dal responso delle urne, è rappresentato dalla Conferenza Stato-Regioni. Gli enti locali, che governano gli istituti per l’edilizia popolare, dovranno approvare il piano di cessione degli immobili. E, vista la prevalenza del centrosinistra nelle Regioni, non è da escludere una melina tutta «politica».
Dall’altra parte meno liberismo e più statalismo. Il programma dell’Unione prevede un piano di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata per almeno 100mila alloggi, un piano di edilizia sociale e la riduzione della tassazione sugli affitti per scoraggiare il «nero».

Come finanziare tutto questo interventismo? Con il proposto aggiornamento degli estimi catastali che dovrebbe assicurare una rimodulazione dell’Ici: un binomio che già oggi pesa sulle spalle dei contribuenti per circa 28 miliardi di euro. In vista anche forti penalizzazioni per il patrimonio immobiliare sfitto.

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