Il Cavaliere imbarca i cronisti sui voli di Stato

L'aereo del Trentunesimo stormo è già in movimento sulla pista di Ciampino quando Silvio Berlusconi fa capolino tra i giornalisti piazzati in coda. Maglietta blu e sorriso stampato, il Cavaliere va incontro ai cronisti che per la prima volta dopo anni e anni lo seguono su un volo di Stato. «Non pensavo facessero salire dei miscredenti come voi», scherza. E aggiunge: «Abbiamo portato chiunque, arabi e musulmani, ma mai degli infedeli». Una battuta che alla luce delle ultime polemiche sui voli di Stato potrebbe essere letta più o meno così: un passaggio non dispiace neanche alla libera stampa, rappresentata sull'aereo in partenza per Corfù praticamente da tutte le testate dei quotidiani e televisive. «Con Prodi - aggiunge il premier riferendosi al fatto che nella precedente legislatura i giornalisti dovevano versare una quota per i passaggi aerei - dovevate pagare. Quant'era? Trecento, cinquecento euro? Soldi che però nessuno ha mai pagato...». Comunque, aggiunge spiegando le ragioni dell'insolita decisione, «ho ritenuto che questo vertice fosse molto importante». Argomento su cui tornerà a sera, incontrando i cronisti a vertice ormai concluso: «La presenza sui voli di Stato è una comodità per tutti. Se ho la vostra adesione, quando si tratta di missioni di un giorno possiamo inaugurare questa prassi». Qualche ora e ci si ritrova di nuovo in aereo, con Berlusconi che ancora una volta fa gli onori di casa proprio mentre si inizia a servire la cena.
Dai voli di Stato alle tanto discusse serate a Palazzo Grazioli e Villa Certosa: «Ho pensato che una volta invito a cena anche voi, così vedete la qualità degli interventi artistici». E ancora, polemizzando con quel che hanno scritto i giornali: «Di cene ne faccio una al mese, l'ultimo venerdì. Da quello che ho letto sembra la mia attività principale».
Nel volo di andata il Cavaliere dà poi un'occhiata alla rassegna stampa e certo non gradisce troppo le notizie che arrivano dall'estero. Intanto c'è il retroscena pubblicato venerdì dal quotidiano isrealiano Maariv, secondo il quale il Cavaliere avrebbe detto a Benyamin Netanyahu che Barak Obama sarebbe «debole» nei confronti di Teheran e che l'Ue avrebbe tentato di abbassare il livello delle relazioni con Israele. Ricostruzione che il presidente del Consiglio smentisce categoricamente.
Ieri, invece, è toccato alla stampa inglese affondare i suoi colpi. Con Times e Independent che annunciano «Gli ultimi giorni della corte di re Silvio» e disegnano la «Ragnatela di connessioni nel mondo di Silvio» (questi i due titoli). E su questo il Cavaliere s'è fatto un'idea ben precisa. «Stanno costruendo una corposa rassegna stampa fatta di articoli infondati al solo scopo di screditare l'Italia in vista del G8».


Resta il tempo per un ultimo saluto, gli elogi alla «compattezza del governo» e all'attività dei ministri Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. Con alla fine, ormai atterrati all'aeroporto militare di Ciampino, l'immancabile barzelletta. Un Cavaliere decisamente di buon umore.
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