Roma - Riforma dell’Irap, la contestata imposta regionale sulle attività produttive. Modifica dell’articolo 41 della Costituzione, che concede sulla carta libertà di iniziativa economica privata. Un «pacchetto Mezzogiorno» per rilanciare l’attività economica grazie a fiscalità di vantaggio e l’introduzione di zone a «burocrazia zero». Il rilancio del piano casa e la riforma dei servizi pubblici locali. Questi provvedimenti saranno venerdì all’attenzione del Consiglio dei ministri, con l’obiettivo di raggiungere una crescita economica intorno al 3-4 per cento, nell’arco dei prossimi cinque anni. Il via libera è giunto dopo un colloquio telefonico fra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti.
Riforma Irap, nuove deduzioni
Il provvedimento è contenuto in un articolo unico, che concede al governo dodici mesi di tempo per modificare l’imposta. Il «cuore» della norma sarà la deducibilità dell’Irap pagata dalle imposte sui redditi. Per le imprese più piccole e gli studi professionali è in arrivo una sorta di «mini Irap», forfetizzata e semplificata.
Con questi sei punti fondamentali del progetto il governo intende:
1) coordinare il regime Irap a quelli di Ires e Irpef, alla luce del principio che il reddito tassabile ai fini delle imposte sui redditi deve essere determinato «al netto dei costi necessari a produrlo»;
2) consentire la deducibilità delle imposte sui redditi dell’Irap corrispondente alla quota imponibile formata dal costo del personale e dagli interessi passivi (oggi, più dipendenti e più oneri passivi hai, più Irap paghi);
3)definire modalità di calcolo semplificate o forfetizzate per facilitare gli adempimenti da parte dei contribuenti;
4) modulare la deducibilità in relazione all’impiego del fattore capitale e del fattore lavoro nei diversi settori produttivi;
5) coordinare le norme sulla deducibilità dell’Irap con quelle che limitano la deduzione degli interessi passivi ai fini Ires e Irpef, con l’intento di evitare eventuali fenomeni di doppia indeducibilità;
6) emanare disposizioni per gestire la deducibilità Irap per i periodi d’imposta precedenti all’entrata in vigore del decreto.
Tutti i decreti legislativi in materia, adottati dal ministro dell’Economia, dovranno rispettare il vincolo della «sostanziale invarianza dei saldi pubblici», quindi non dovranno comportare oneri per il bilancio dello Stato. Il governo avrà la possibilità di integrare e correggere i decreti nei due anni successivi all’emanazione.
Articolo 41, libera impresa
L’obiettivo è di allargare gli spazi di libertà d’impresa. Oggi la Costituzione prevede tale libertà, ma condizionandola a controlli opportuni perché l’attività economica sia «indirizzata e coordinata a fine sociali». La riforma dell’articolo 41 è da tempo nei piani del governo: basta con l’eccesso di regole. L’ipotesi sul tappeto è di una «radicale e totale» autocertificazione per le piccole imprese e l’artigianato con controlli «ex post». Ne parlò il premier Berlusconi all’ultima assemblea della Confindustria, ottenendo consensi. Ha ribadito il concetto Tremonti al G20 di Seul: «Le lenzuolate di Bersani sono fallite perché il sistema non lo si cambia dall’interno - spiegava in quell’occasione - : bisogna rendere possibile quanto non espressamente vietato». La misura non sarà in contrasto col federalismo fiscale, e non comporterà oneri sui conti pubblici. Secondo i calcoli della Confartigianato, gli adempimenti burocratici per aprire un’impresa oggi costano 1.134 euro, il 67% in più della media Ue.
Piano Sud, niente burocrazia
La proposta è di creare zone a «burocrazia zero» nel Mezzogiorno, dove chi apre un’impresa deve considerare adottate le proprie pratiche se non bocciate entro trenta giorni. La semplificazione degli iter amministrativi sarà affiancata da una fiscalità di vantaggio per chi investe nel Mezzogiorno, rafforzando i crediti d’imposta e disponendo riduzioni, detrazioni e deduzioni «a tempo» dell’Irap.
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