Il Giornale del Cavallo

Il Cavallo Siciliano Indigeno

Il cavallo del sole e delle città Demaniali, estremamente legato alla terra di Sicilia, tra storia e legenda, cultura e tradizioni

Il Cavallo Siciliano Indigeno

La storia dell’uomo corre di pari passo alla storia del cavallo, un animale fiero e nobile che lo ha sempre accompagnato nel corso dei secoli e delle mille avventure.

E’ molto bello ripercorrere, anche se molto brevemente, la storia del cavallo indigeno siciliano perché parla un po’ di noi, dell’Italia e del nostro passato. Perché conoscere significa imparare ad apprezzare il cavallo, in tutte le sue varietà, sia quelle più famose e commerciali, sia quelle minoritarie e locali, per tutelarlo da eventuali rischi di oblio ed estinzione.

Dopo un passato millenario ricco di successi e grandi glorie, dalla fine del 1700 il cavallo siciliano è stato dimenticato e la razza si avviava verso l’estinzione.

E' stato agli inizi degli anni '90 che un gruppo di appassionati di ippologia ha ripreso lo studio e la ricerca su quest’animale, conducendo una serie d'escursioni per i vasti territori della Sicilia, visitando numerose aziende, prendendo contatto con numerosi allevatori e iniziando a redigere un registro anagrafico personale.

Oggi questo cavallo, portato in Sicilia nelle diverse dominazioni, fortemente legato al suo territorio e ben ancorato alla storia euro-mediterranea, è completamente proiettato al futuro grazie al lavoro svolto dall’ARACSI (Associazione regionale allevatori Cavallo sa Sella Siciliano Indigeno) e dall’Istituito Sperimentale Zootecnico per la Sicilia che da anni si occupano della variabilità genetica, del mantenimento e delle prospettive di sviluppo di questa razza oggi impiegata nel turismo equestre, nel completo, nella monta classica e da lavoro e nell’ippoterapia.

Il cavallo da sella Siciliano Indigeno è definito “il cavallo del sole” perché vive e viveva la terra di Sicilia, tra storia e legenda, cultura e tradizioni. La storia dell'origine delle razze equine è estremamente difficile da ricostruire perché ciascuna di esse è il risultato di migrazioni, guerre, scambi e commercio.

l Cavallo Siciliano Indigeno odierno rappresenta la popolazione equina autoctona più diffusa sul territorio siciliano, è il risultato di tutto quello che è avvenuto sull'Isola nell'arco di millenni e trae la sua origine da tempi molto antichi nei quali godette di gran fama.

I cavalli, o più precisamente dei "piccoli equidi", erano certamente presenti in Sicilia sin dalla preistoria, nel paleolitico, ben documentati nei graffiti che si possono vedere ancora oggi sulle pareti di alcune grotte siciliane, tra le quali spiccano quelle dell’Addaura e di Nissemi, presso Palermo, e di Cala dei Genovesi sulle Isole Egadi.

E’ al 1500-1400 a.C. che risalgono i più antichi reperti di cavalli rinvenuti in Sicilia. Testimonianze risalenti all'epoca del faraone egiziano Ramses III avvalorerebbero la tesi che tali reperti appartenessero a soggetti autoctoni, sopravvissuti o comunque già presenti sull'isola da tempo. Stando ai graffiti rinvenuti e alle pitture rupestri di varie parti del Sahara, tali cavalli sarebbero stati di statura superiore a quelli egiziani e con fattezze e caratteristiche morfologiche differenti, evidenziando un profilo della testa più montonino e più simile a quello dei cavalli berberi dei nostri giorni. Un profilo che descrive il cavallo siciliano dell’epoca.

Nello stesso periodo in cui in Emilia, in Toscana e nel Lazio sbocciava la fiorente civiltà etrusca e iniziava l'allevamento dei loro pregevoli cavalli,
i Greci iniziavano la colonizzazione della Sicilia potando con sè il loro ingente patrimonio di culture, esperienze, tradizioni e oggetti.

Di questo patrimonio facevano sicuramente parte anche i cavalli e l'equitazione, compreso la passione per il cavalcare, per le corse e per l'equitazione sportiva in genere. I vasi, le sculture di terracotta e le monete d'argento di quel periodo riportano pregevoli figure di cavalli e cavalieri, di bighe e quadrighe.

L'allevamento siciliano di prestigio non annovera in quel periodo solo cavalli, ma anche asini e muli di pregio che, al pari dei cavalli, partecipavano ai grandi giochi panellenici di Olimpia. E’ curioso sapere che la prima vittoria di un equino siciliano alle olimpiadi non la si deve a un cavallo, ma a una pariglia di "ibridi", due belle Mule nevrili e di sangue nate dagli incroci tra l'asino e le cavalle di Sicilia. La Grecia riconobbe l'eccezionalità del cavallo siciliano ammirato per eleganza, velocità e resistenza su tutti i campi da corsa, al punto da destarne invidia.

E' nel VII secolo a.C. che la produzione del cavallo siciliano a base asiatica raggiunse un livello floridissimo, tale da rendere questo cavallo superiore ai cavalli del mondo ellenico. E la fama del cavallo siciliano continuò anche sotto la dominazione romana tanto che, tra le razze equine italiane, era elogiato per forza, brio e resistenza.

Nel 1072, l'introduzione di stalloni germanici da parte dei normanni portò influenza benefica su tutta la popolazione cavallina siciliana. L’incrocio di cavalli normanni, dalla corporatura molto pesante e robusta, con le più esili fattrici siciliane a base orientale, diede vita a un soggetto a struttura germanico-orientale che nel periodo del grande Federico di Svevia era usato per la rinomata arte della caccia con il falco e il ghepardo.

Nel secolo XIV, l'incrocio con il cavallo spagnolo rese il cavallo siciliano più elegante, superiore di statura e distinto. E’ stato questo il periodo aureo del cavallo siciliano indigeno che, sotto la dominazione Aragonese (1285-1515), diventò il cavallo più ambito presso le illustri corti europee.

Nei secoli XIV, XV e XVI navi cariche di cavalli siciliani salpavano dai porti della Sicilia per la Francia, il Portogallo, la Spagna e l'Inghilterra dove vennero utilizzati per la creazione del Purosangue Inglese.

Le relazioni diplomatiche tra i potenti principi della Sicilia con le fiorenti corti dell'Italia settentrionale hanno fatto giungere il cavallo siciliano nelle scuderie dei Gonzaga, dei Visconti e dei Farnesi per i quali, nel 1500 Leonardo da Vinci raffigurò dei bellissimi cavalli siciliani all’interno delle scuderie del principe.

Verso la fine del 1700 l'interesse per il cavallo siciliano indigeno andò sempre più scemando per il mutare dei tempi, delle abitudini di vita e di lavoro. Grazie al recupero della razza avvenuta negli ultimi vent’anni questo bellissimo cavallo ha trovato nuovamente la sua dignità e la sua giusta collocazione nel panorama equestre.

Perché, come abbiamo visto insieme in questo breve articolo che ripercorre millenni di storia, in questa razza si trova tutta la storia e il passato della Sicilia, un bene da recuperare e conservare, un valore che appartiene a tutti i siciliani.

Eleonora Origgi
Redazione  www.

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