L a caduta degli dei. Il misero quinto posto ottenuto da Spielberg, nel fine settimana su grande schermo, suona irriverente nei confronti di un regista che ha contribuito, negli anni, ad alimentare i sogni di tanti spettatori. Eppure, il cinefilo, poco propenso ai sentimentalismi, non ha investito molti euro per vedere il suo ultimo War Horse, film, tra l’altro, carico di Nomination. Una volta, qualsiasi pellicola targata Spielberg era sinonimo di «must», di appuntamento da non perdere. Ora non è più così. Già con il recente Tin Tin, il padre di E.T. non aveva superato, al debutto, il milione di euro. Adesso, però, con appena 545.729 euro racimolati attraverso 280 schermi, siamo dalle parti del «clamoroso al Cibali». Certo, molta parte della colpa di questo semiflop dipende dalla qualità di una pellicola mielosa come poche, poco intrigante, dove gli sbadigli sono più numerosi delle comparse nelle scene di guerra. Insomma, l’usato sicuro non è più di moda. In fondo, basta un’idea buona per richiamare pubblico. In Time, ad esempio, che immagina un futuro distopico dove la moneta è il tempo, pur con un protagonista fuori parte (Justin Timberlake), ha chiuso al secondo posto dietro Com’è bello far l’amore.
Oppure, bisogna affrontare un tema che interessi, come quello della difficoltà di essere padre, ben sviscerato in Paradiso Amaro, al terzo posto grazie all’ottimo Clooney. Senza tralasciare la demenzialità, come conferma l’ingresso, in ottava piazza, di Jack e Jill, con Adam Sandler in vesti sia maschili sia femminili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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