Il caveau della Banca d’Italia è l’ultimo «gioiello» del Fai

Il caveau della Banca d’Italia è l’ultimo «gioiello» del Fai

Genova che si lascia scoprire. Genova che per un week end svela i suoi segreti e spalanca le porte dei palazzi. Genova che nella diciannovesima edizione della giornata di Primavera del Fai diventa città aperta. Si comincia domani mattina dalle 13 alle 18 e domenica dalle 10 alle 18 (dalle 10 alle 13 di domani l’ingresso è riservato ai soci Fai, possibilità di iscriversi sul posto) dal fiore all’occhiello di questa manifestazione e da uno degli edifici normalmente più inaccessibili: la Banca d’Italia. Sontuoso palazzo inaugurato nel 1916 e dichiarato dal ministero per i beni culturali di interesse storico architettonico che per la prima volta oltre al Salone, apre ai visitatori anche gli ambienti interni. Come l’ufficio del vice Direttore con il grande quadro ad olio «Pescatori sulla spiaggia» di Montanella e l’ufficio del Direttore con il dipinto seicentesco attribuito a Van Honthorst «Gesù illumina Giuseppe intento al lavoro di falegnameria». Il corridoio della Sala del Consiglio con due lampade in bronzo «Nettuno e galatea» e la Sala del Consiglio con il grande arazzo del «Giudizio di Paride» e i busti di marmo bianco di Carrara di Cavour e di Carlo Bombrini, governatore della Banca d’Italia nel Regno d’Italia dal 1861 al 1882. Ma il cuore dell’edificio è al seminterrato, dove anche qui per la prima volta si potrà visitare la ex sacristia, il caveau con oltre 5mila cassette di sicurezza e la sua sofisticata porta blindata. Inaugurato nel 1922 e in funzione fino al 1972, questo luogo resta oggi la memoria storica dell’attività della Banca. E nella sala antistante il caveau, il pubblico potrà vedere una mostra documentaria con le foto storiche che ripercorrono le fasi di costruzione del Palazzo della banca.
«La Banca d’Italia è attenta alla diffusione della cultura nel paese. Parlo di una cultura economica e finanziaria, ma anche di una cultura intesa in senso più generale - ha commentato Letizia Radoni, direttore della sede genovese della Banca d’Italia -. Abbiamo ripescato documenti d’archivio e abbiamo capito che questo luogo è anche testimonianza artistica e civile della Genova dei primi del ’900». Ne sono un esempio gli stemmi delle famiglie aristocratiche genovesi sulla facciata dell’edificio, di coloro che hanno avuto un ruolo significativo nella storia della città. E proprio per rimarcare il ruolo della Banca d’Italia genovese, il 7 aprile a Genova alla Banca d’Italia si terrà il convegno «La moneta dell’Italia Unita» in occasione dell’omonima mostra inaugurata a Roma il 5 aprile.
«È nello spirito del Fai aprire luoghi inaccessibili e mostrare segreti nascosti - ha detto Sonia Cevasco Asaro, capo delegazione Fai Genova -. Sostenere il Fai è un gesto concreto e decisivo: Fai non è solo una sigla, ma anche la voce del verbo fare».
Ma la Banca d’Italia non sarà l’unico palazzo ad aprire le sue porte: in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, a Genova, così come nelle altre città, il Fai ha organizzato un percorso nei luoghi storici risorgimentali che hanno fatto la storia del nostro Paese. Oltre ad altri tesori nascosti, sarà proprio il Museo del Risorgimento - Istituto mazziniano (sabato dalle 13 alle 18 e domenica dalle 10 alle 18) a raccontare un pezzo di storia in quella che fu la casa natale di Giuseppe Mazzini con guide d’eccezione, tra cui docenti universitari, storici dell’arte e 80 giovani studenti delle scuole superiori e dell’università.

«Questo museo prima era conosciuto principalmente da studiosi e non dal pubblico - ha spiegato Raffaella Ponte, direttore del Museo del Risorgimento di Genova -. Oggi invece abbiamo un grandissimo afflusso di pubblico, siamo il termometro della percezione dei cittadini sull’Unità d’Italia. E l’interesse non è calato dopo il 17 marzo».

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