Roma - Dimissioni, dimissioni! In attesa che la conferenza dei capigruppo del Senato metta in calendario la mozione per far revocare le deleghe del viceministro Vincenzo Visco, dall’opposizione si leva un coro massiccio e compatto che ne invoca il licenziamento. La Cdl sembra aver ritrovato l’unità perduta, scendono in campo i big contro Visco. Forse rincuorati dalla notizia che la Procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla vicenda. La capigruppo di Palazzo Madama è convocata per martedì alle 12. «Confido nella saggezza del presidente Marini, che fino ad oggi non ha mai impedito all’opposizione di svolgere il proprio ruolo», rassicura il capogruppo forzista Renato Schifani. La mozione che impegna il governo a revocare gli incarichi affidati a Visco è stata sottoscritta da tutti i gruppi del centrodestra. E probabilmente sarà messa in discussione e votata entro la fine della settimana entrante.
Dicevamo che son scesi in campo i big del centrodestra. Da Olbia, Silvio Berlusconi ieri ha mandato a dire: «I casi sono due: o hanno mentito i generali della Guardia di finanza, e allora andrebbero rimossi, oppure si deve dimettere Visco. Non è accettabile che chi ha responsabilità di governo mentisca». Sollecitato a un commento sul passo della magistratura romana, il Cavaliere ha poi risposto: «Aspettiamo la chiusura delle indagini. Per adesso noi abbiamo chiesto che il governo riferisca alle Camere, ma ci hanno risposto di no. Vorrà dire che insisteremo, altrimenti proporremo una mozione di sfiducia». A Trani per un comizio elettorale, Gianfranco Fini gli ha fatto eco: «È gravissimo che da parte degli uomini di governo si dica che è una montatura giornalistica. Non è così: o mente Visco o mente Speciale. Ma il fatto che quattro alti ufficiali della Guardia di Finanza abbiano confermato quello che ha detto il generale Speciale, non depone a favore di Visco».
Dall’Udc vengono confermate le posizioni illustrate da Lorenzo Cesa: «Se le cose restano così, coi silenzi e gli imbarazzi di Palazzo Chigi, le dimissioni di Visco appaiono inevitabili». E il leghista Roberto Calderoli, ricordando di essersi dimesso da ministro per molto meno, per una maglietta, manda a Visco un consiglio: «Io non credo che lui abbia fatto null’altro di più di quello che hanno fatto esponenti di governo dell’una o dell’altra parte, però in questa occasione l’ha fatta fuori dal vaso. Prima che arrivi una sua revoca o le dimissioni coatte, si autosospenda proprio per l’amore di verità».
Autosospensione o sospensione poco importa, ma anche il coordinatore forzista Sandro Bondi chiede che almeno il rapporto tra Visco e le Fiamme Gialle venga immediatamente congelato: «In attesa del pronunciamento della magistratura e del dibattito parlamentare sulla vicenda delle pressioni esercitate dal viceministro Visco nei confronti del comandante generale della Guardia di Finanza, sarebbe opportuno che il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, revocasse immediatamente la delega al suo viceministro in materia di rapporti con la Guardia di finanza». Da An Maurizio Gasparri tuona e invoca un intervento del Quirinale, contro «il vergognoso tentativo» di insabbiare l’affaire: «Si proteggono tra loro Prodi, Fassino, Visco, Consorte, ma affondano nella melma. Condannati dagli abusi e dalla corruzione in cui sono immersi, vanno fermati. Che dice Napolitano? Sferzi i suoi compagni e parli. Visco è colpevole di atti intollerabili. Deve dimettersi subito».
Ignazio La Russa e Fabrizio Cicchitto intanto, stigmatizzano il rifiuto governativo per una informativa alla Camera, dove la maggioranza è pur forte. «Prodi scappa dalle sue responsabilità», tuona il primo. «Ma al Senato non sfuggirà», promette il secondo, perché Visco «comunque deve dimettersi».
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