La Cdl: questa legge è un trucco

Fini: un provvedimento che per gli italiani non è prioritario. Buttiglione: non siamo il partito Mediaset

da Roma

Prima, la presa di distanze di Rocco Buttiglione: «Non è pensabile che l’opposizione sia solo il partito di Mediaset». Poi, la puntualizzazione di Lorenzo Cesa: «Se il provvedimento sarà di tipo punitivo, noi ovviamente faremo battaglia. Ma innanzitutto vogliamo andare a vedere il merito di questa riforma e lo faremo, con grande attenzione, nei prossimi giorni». Che succede? L’Udc si smarca ancora? Flirta con la maggioranza? Il segretario Cesa minimizza: «Non vogliamo essere il partito di Mediaset. Però è chiaro che non si può colpire un gruppo strategico che dà lavoro a 27mila persone». E Buttiglione: «Non mi sono piaciuti alcuni accenti di Confalonieri. La legge Gasparri è una buona legge ed è certamente perfettibile, Ma attenti, è anche peggiorabile. Se sarà un provvedimento contra personam noi non la voteremo».
Resta il sospetto, confermato dalle parole di un altro centrista, Maurizio Ronconi: «Il centrodestra non cada nella trappola di Prodi. Con il ddl approvato in Consiglio dei ministri, il premier suona l’adunata per la sua coalizione e strizza l’occhio a una parte dell’opposizione. L’obbiettivo è di approvare una Finanziaria senza danni. In seguito, se tutto andrà bene, Gentiloni archivierà la sua riforma, non più necessaria». E anche per Francesco Storace la tattica scelta dalla Cdl è sbagliata: «Credo che ci stiamo infilando in una trappola. Se si continua a strillare, la più odiosa manovra della storia sparirà dalla prime pagine dei giornali. Calma e gesso, vengono prima i cittadini, la legge Gentiloni la discuteremo quando arriverà in Parlamento».
Ma, nonostante queste voci dissonanti, il centrodestra ha scelto un’opposizione dura e fin da subito al ddl tv. Dice Gianfranco Fini: «Il decreto Gentiloni è vendicativo nei confronti di tutta la Cdl, non di Berlusconi. Si tratta infatti di una legge di cui non c’era una particolare necessità e che difficilmente gli italiani indicherebbero tra i 5/10 provvedimenti indispensabili in avvio di legislatura». Quindi, insiste il presidente di An, l’unica motivazione è politica: «Il presupposto da cui sono partiti nel proporre questa riforma è: “Siccome il centrodestra ha fatto una cosa, noi la smontiamo”. Vogliono fare lo stesso con la legge sull'ordinamento giudiziario, sull'immigrazione, sulla legge Moratti».
Forza Italia darà battaglia. Sandro Bondi annuncia di essere pronto a uno sciopero della fame. «Non è in gioco - spiega - solo la doverosa tutela di un’azienda italiana quotata in borsa con migliaia di lavoratori, ma soprattutto il futuro della nostra democrazia. Ci stiamo già troppo assuefacendo agli strappi alla legalità». Renato Schifani prepara l’ostruzionismo al Senato. «Se il testo non verrà profondamente modificato alla Camera - avverte -, Forza Italia in Senato si difenderà in tutti i modi, anche ricorrendo ad atteggiamenti che vorremmo evitare, come rallentare l’iter legislativo di qualunque provvedimento. Dobbiamo pure proteggerci da un governo che fa del conflitto sociale e dell’aggressione al leader dell’opposizione un elemento sostanziale della propria sopravvivenza». E Paolo Bonaiuti definisce «una bastonata sulle gambe della Cdl» il ddl Gentiloni. «Non c’è nessun dovere costituzionale alla base di questa riforma - afferma -. È solo una mossa politica per distogliere l’attenzione dalla Finanziaria. Però i cittadini non hanno l’anello al naso e capiranno».
Per Antonio Tajani «queste leggi liberticide non agevolano la concorrenza ma riducono lo spazio del pluralismo nel nostro Paese».

Per Luigi Grillo «la riforma toglierà a tutti la tv gratuita e darà più spazio a quella dei ricchi». E per Lucio Malan «il ddl Gentiloni conferma qual è la politica dell'Unione: colpire i singoli e le categorie che non si conformano o potenzialmente pericolose per l'erigendo regime».

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