Roma - La «supermanovra» da 45,5 miliardi - 20 per il 2012 e 25,5 per il 2013 - finalizzata al grande obiettivo del pareggio di bilancio inizia a prendere forma. Un pacchetto anti-crisi complesso che non tocca le pensioni di anzianità ed evita ogni intervento su sanità, scuola, ricerca, cultura e 5 per mille. E che il premier commenta così: «Il nostro cuore gronda sangue, era un vanto del governo non avere mai messo le mani nelle tasche degli italiani. Ma la situazione mondiale è cambiata, la manovra è inevitabile».
Silvio Berlusconi, nel provvedimento approvato all’unanimità in 87 minuti dal Consiglio dei ministri, mette nel mirino innanzitutto i costi della politica, con una sforbiciata di 8,5 miliardi attraverso 14-15 provvedimenti ad hoc. Conferma l’addizionale del 5% per i redditi superiori ai 90mila euro (sulla parte di reddito eccedente questa soglia) e del 10% per quelli sopra i 150mila: una misura già applicata nel pubblico e ora estesa anche al privato. Elimina dalla bozza ogni accenno a inasprimenti Iva. Aumenta l’Irpef per gli autonomi sopra i 55mila euro. Promuove tagli agli enti locali per più di 9 miliardi entro il 2013 con l’abolizione di 36 Province sotto i 300mila abitanti e l’accorpamento di circa 1500 Comuni sotto i mille abitanti, eliminando così 54mila poltrone. Dice stop ai lunghi «ponti». Impone uno slittamento del pagamento del Tfr per gli statali. E mette in campo una Robin Hood Tax sul settore energetico.
«Aggrediremo i costi della politica», annuncia il premier. Una campagna di riduzione della spesa accompagnata da un taglio di 6 miliardi ai ministeri nel 2012 e di 2,5 per il 2013. La nuova manovra verrà inglobata in un decreto legge: «Questo è il tipico caso di decreto per necessità e urgenza. La necessità per la tenuta del Paese, l’urgenza per i mercati», spiega Tremonti. L’obiettivo del pareggio impone una drastica riduzione nel rapporto tra deficit e pil: dal 3,9 % del 2011 all’1,4 del 2012. Per ottenere appunto lo zero nel 2013. «Questi obiettivi - aggiunge Tremonti - si devono raggiungere attraverso riduzioni della spesa», perché «se li raggiungessimo con aumenti fiscali non verrebbero considerati validi da Bruxelles». Una delle principali voci sarà la riduzione dei trasferimenti agli enti locali di 9,5 miliardi in due anni, escluso il settore della sanità. La riduzione, spiega Tremonti, sarà di 6 miliardi per il 2012 e di 3,5 miliardi nel 2013, per un totale di 9,5 miliardi di euro. Su un altro fronte lo Stato procederà al pagamento con due anni di ritardo dell’indennità di buonuscita dei lavoratori pubblici. Le festività laiche verranno accorpate sulla domenica, secondo il modello europeo. Ci sarà l’aumento al 20% per la tassazione di tutte le rendite finanziarie, esclusi gli interessi dei titoli di Stato che restano al 12,5%. Una misura che vale circa 2 miliardi. E sanzioni dure per chi non emette scontrino o ricevuta fiscale.
Dalle prossime elezioni è prevista la soppressione delle Province sotto i 300.000 abitanti, la fusione dei Comuni sotto i mille abitanti e la riduzione dei componenti dei Consigli regionali. Confermata la tracciabilità di tutte le transazioni superiori ai 2.500 euro con comunicazione all’Agenzia delle entrate delle operazioni per le quali è prevista l’applicazione dell’Iva. È inoltre previsto l’inasprimento delle sanzioni, fino alla sospensione dell’attività, per la mancata emissione di fatture o scontrini fiscali. Si punta alla liberalizzazione e verranno incentivate le privatizzazioni. Sarà inoltre più facile licenziare i lavoratori con contratti a tempo indeterminato, c’è infatti l’ipotesi di aumentare la flessibilità del lavoro a tempo indeterminato. Da definire gli interventi sui trattamenti pensionistici, dai quali si annuncia un recupero «di entità più o meno pari a 1 miliardo già sul 2012 ma con proiezione di anticipo dell’anzianità delle donne».
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