Cecchi Paone: "Il problema si risolve così: città con quartieri omosex"

"Si applica una vecchia legge in modo fiscale. Alzi la mano chi, etero o no, non si è mai nascosto dietro un cespuglio con il proprio amore in un momento di passione"

Cecchi Paone: "Il problema si risolve così: città con quartieri omosex"

È un momento in cui sotto le mura del Colosseo ci si bacia di brutto, tra omosessuali. Ieri sera, in segno di solidarietà per i due tipi fermati l'altro giorno dai carabinieri mentre si stavano confricando mica male, dietro un cespuglio, c'è stata la prima ondata di smancerie a gogò tra omo al chiar di luna. Ma erano froci (per usare il termine un po' brusco caro al filosofo Gianni Vattimo, che è del ramo) sciolti e a pacchetti, scismatici di varie scuole di pensiero. Alessandro Cecchi Paone guiderà invece la manifestazione in programma per giovedì, quella per così dire ufficiale, dell'Arcigay.

Che fa, Cecchi Paone, si bacia anche lei in pubblico?

«Gli altri si. Io non credo. Non ho partner, in questo momento, ma sono pronto a trovarne. A trovarne anche quella sera, intendo».

Cos'è, ce l'ha anche lei con quei sepolcri imbiancati dei carabinieri?

«Per nulla. La controparte non sono i carabinieri, ai quali va anzi il più profondo ringraziamento per il loro lavoro. Il problema è che si applica una vecchia legge in modo fiscale».

Avrà saputo, nel frattempo, che non di bacio si trattò fra i due simpatici giovanotti sorpresi dai militi. Ma di sesso vero e proprio, ancorchè improprio, se vogliamo sposare la dirimente invocata a suo tempo dal presidente Clinton.

«Va bene, ammettiamo. Alzi però la mano chi, etero o no, non si è mai nascosto dietro un cespuglio con il proprio innamorato in un momento di passione. La storia di cui parliamo si è svolta al buio, nel cuore della notte. Non c'era insomma nessuna intenzione di urtare la sensibilità o il senso del pudore del prossimo. Nei fatti, non c'erano in giro né bambini né seminaristi».

Insomma secondo lei non era il caso di farne un caso. Tampoco di elevare l'episodio a fattispecie che avrà il suo bravo rilievo giuridico.

«Proprio così. Anche perché, vede, il vero problema non è il quello che stavano facendo. Il problema è che l'Italia è l'unico Paese al mondo che non ha nelle sue città un quartiere gay».

Perdoni. Noi saremo un po' bacchettoni, e anche un filo passatisti, ma continuiamo a non sentirne la mancanza. È grave?

«Invece ci vorrebbe. Questo eviterebbe lo scandalo dei moralisti, e si eviterebbe di urtare la suscettibilità di chi si sente in qualche modo offeso da visioni che non gradisce. Mica bisogna offendere gli altri, che motivo c'è?».

Scusi, ma se ci dev'essere un quartiere per gli omosessuali, anche gli etero avranno diritto al loro, o sbaglio?

«Certo che ci vorrebbe. Meglio lo spettacolo che è sotto i nostri occhi, lungo i viali delle città, o meglio le vetrine di Amsterdam?».

Secondo lei c'è ancora omofobia in Italia?

«Purtroppo sì. Soprattutto nei piccoli centri. Questo vale meno per le nuove generazioni. Ma le vecchie, quelle educate tra fascismo e oratorio sono ancora omofobe, sì».

Lei ha mai baciato un uomo in pubblico?

«Certo che sì. Io ho sempre vissuto la mia affettività con naturalezza».

Altro, mi pare di poter obiettare, è il caso di un rapporto sessuale.

«Naturale. Io in effetti lo sconsiglio, per la scomodità oltretutto. Anche se fa parte dell'educazione sentimentale di chiunque».

Secondo lei, se la coppia sorpresa al Colosseo fosse stata una coppia etero, i carabinieri avrebbero chiuso un occhio?

«Mi auguro di no, naturalmente».

L'occasione è propizia per parlare dei vari gay pride che si tengono in giro per il mondo. È proprio necessaria questa ostentazione di culi e di tette siliconate al vento, se così posso esprimermi? Non le trova un po' becere e volgari, queste provocazioni?

«Il gay pride non piace neanche a me. Ma fa parte della tradizione.

In giro per il mondo si chiama mardi gras, martedì grasso, perché è ispirato al carnevale. Vedo anch'io gli eccessi. E comunque: meglio il gay pride di quelle manifestazioni in cui si sfasciano vetrine, si bruciano i cassonetti e si picchiano i carabinieri e i poliziotti».

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