Gravina in Puglia - Filippo Pappalardi è un uomo libero. Lo ha deciso il gip del Tribunale di Bari, Giulia Romanazzi, che ha accolto la richiesta della Procura. E così da ieri pomeriggio il padre di Ciccio e Tore non è più agli arresti domiciliari. «Sono libero ma non sono felice, dovevano cercarli dove avevo detto io», ha detto al suo avvocato, Angela Aliani, che gli dava la notizia. Poi si è sciolto nel pianto, ripetendo: «I miei figli, i miei figli».
Il provvedimento è stato firmato dopo la relazione conclusiva dei medici legali, pagine che hanno cancellato gli ultimi dubbi sulla tragica fine dei fratellini scomparsi il cinque giugno 2006 e trovati senza vita venti mesi dopo. Il padre, l’unico indagato, l’uomo accusato di aver ucciso i figli e nascosto i corpi, non c’entra con il dramma che si è consumato a Gravina in Puglia, il paese dei dirupi e delle grotte: i fratellini sono morti per un incidente, sono stati inghiottiti nel buio di una cisterna abbandonata, sono precipitati da un’altezza di 14 metri quando all’improvviso ha ceduto il parapetto del pozzo. La relazione degli esperti ha di fatto demolito la ricostruzione dell’accusa, e il pm già due giorni fa ha chiesto la libertà per Pappalardi, richiesta che «trova fondamento – scrive il gip - negli accertamenti tecnici della polizia scientifica e nelle conclusioni dei consulenti dell’accusa».
La decisione del giudice si basa in particolare sulle autopsie: niente segni di violenza, i ragazzini non sono stati picchiati, ci sono solo le lesioni provocate dalla caduta; inoltre, il gip mette in evidenza che la consulenza medico legale «ha concluso, riguardo a Francesco Pappalardi, che non è possibile stabilire con certezza l’ora in cui il predetto è precipitato dovendosi ipotizzare, alla luce dei residui alimentari rinvenuti nel tratto gastrico intestinale, che possa essere caduto fra le 19.30 e le 23.30». Un particolare di grande importanza, perché l’elemento cardine dell’inchiesta erano le dichiarazioni di un baby testimone, che aveva riferito di aver notato Pappalardi con i figli, ma solo alle 21.30.
I cadaveri di Ciccio e Tore sono stati trovati il 25 febbraio scorso sul fondo della cisterna di un’antica residenza nobiliare nota a Gravina come «la casa delle cento stanze». Li avevano cercati dappertutto, anche all’estero e nei dirupi e grotte nelle colline della Murgia barese: e invece erano là sotto, in un palazzo fatiscente nel centro del paese. Il ritrovamento dei corpi ha spalancato nuovi scenari nell’inchiesta. Fino a quel momento i riflettori degli investigatori erano puntati sul padre, arrestato il 27 novembre scorso. Dopo oltre tre mesi Pappalardi ha ottenuto il beneficio dei domiciliari: il gip ha modificato il quadro accusatorio ipotizzando solo l’abbandono di minore seguito da morte e ieri ha disposto il ritorno in libertà ritenendo «che si sia verificata la cessazione delle esigenze cautelari».
Il padre ha chiesto di poter vedere i suoi figli. Nei prossimi giorni le salme dei fratellini saranno portate nella cattedrale di Gravina, dove il vescovo celebrerà i funerali.
Intanto, diverse persone ieri si sono radunate dinanzi a casa di Pappalardi. «È finito un incubo, eravamo e siamo convinti che è innocente», dice il cognato, Teo, mentre per l’avvocato Aliani «doveva essere rimesso in libertà il 27 febbraio, due giorni dopo il ritrovamento dei corpi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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