Cefalonia, quasi 70 anni dopo indagati due nazisti

Due nuovi indagati per la strage di Cefalonia, il peggior eccidio di militari italiani compiuto dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale: si tratterebbe di due ex soldati della Wehrmacht, entrambi di 86 anni, sospettati di aver ucciso un numero imprecisato di uomini della Divisione Acqui.
Gregor Steffens e Peter Werner - questi i loro nomi - sono stati rintracciati dai carabinieri, quasi 67 anni dopo i fatti, nell’ambito dell’inchiesta a carico di Otmar Muhlhauser, l’ex ufficiale tedesco morto lo scorso luglio mentre era in corso l’udienza preliminare nei suoi confronti.
L’identificazione dei due ex militari e la loro iscrizione nel registro degli indagati da parte della Procura militare di Roma riapre l’inchiesta su una strage che, con la morte dell’ultimo imputato e una serie di assoluzioni e archiviazioni, è rimasta finora impunita. Massimo riserbo viene mantenuto dalla giudici sugli sviluppi giudiziari relativi alla strage di Cefalonia: il procuratore capo, Antonino Intelisano, si è limitato a confermare all’Ansa che vi sono due nuovi indagati, ma non ha fornito altri particolari.
Secondo quanto è stato possibile ricostruire, tuttavia, i carabinieri delegati a svolgere indagini sull’eccidio di Cefalonia nell’ambito del procedimento a carico di Muhlhauser, si sarebbero messi sulla nuova pista dopo essersi imbattuti in due nomi, citati in una relazione del cappellano militare don Luigi Ghilardini, redatta poco dopo la strage, avvenuta nel settembre ’43. Nel documento, proveniente dall’Ufficio storico dell’Esercito, si parla dei «soldati Steffens Gregor e Werner Peter, che precedentemente erano stati nostri prigionieri», i quali «si vantavano di aver fucilato - lungo la strada tra Lakhitra e Faraò - 170 soldati disarmati che si erano arresi». I militari dell’Arma hanno provato a indagare indietro nel tempo e, grazie anche alla collaborazione della polizia criminale tedesca, sono riusciti a individuare i due ex soldati della Wehrmacht, scoprendo che sono entrambi vivi e qual è il loro attuale domicilio in Germania
Steffens e Werner appartenevano alla 1ª divisione Alpenjager (da montagna): uno faceva parte della prima compagnia del 910° battaglione granatieri da fortezza e l’altro della prima compagnia del 909° battaglione. I due, si è scoperto, erano già stati sentiti a «sommarie informazioni» nel 1965 e nel 1966 dalla procura di Dortmund, che sui crimini compiuti dalla Wehrmacht a Cefalonia aveva aperto un’inchiesta, conclusasi con l’archiviazione. Entrambi avevano negato ogni responsabilità. Sempre dalle indagini è emerso che dei due presunti assassini si era probabilmente occupata molti anni fa anche la magistratura militare italiana, che nel 1957 e nel 1960 emise due sentenze istruttorie nei confronti di 30 militari tedeschi accusati di «violenza con omicidio continuato commessa da militari nemici in danno di militari italiani prigionieri di guerra» in relazione all’uccisione, «tra il 15 e il 28 settembre 1943, in Cefalonia e Corfù», di «450 ufficiali e 5.500 uomini di truppa italiani». Ma per tutti gli imputati l’iter processuale si concluse con un nulla di fatto, tra archiviazioni e proscioglimenti, e in particolare per diciassette di loro la sentenza del ’57 stabilì di «non doversi procedere» per essere rimasti ignoti gli autori del reato.

Tra questi «militari ignoti» anche Werner e Steffens, all’epoca non meglio identificati e ora improvvisamente riemersi da un lontanissimo passato.
La procura militare di Roma, secondo quanto si è appreso, avrebbe già sentito per rogatoria i due indagati, che avrebbero nuovamente confermato la loro estraneità ai fatti.

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