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La cena bulgara di Di Pietro con boss e terroristi

L'inchiesta di Panorama. Il leader Idv immortalato a Varna sul Mar Nero nel 2002. Sui commensali sospetti di riciclaggio, attentati e brogli. Dopo 7 mesi uno di loro viene freddato da un cecchino. L'ex pm: "Querelo"

La cena bulgara di Di Pietro con boss e terroristi

È vero che l’appetito vien mangiando. Ma è anche vero che troppe cene rischiano di procurare problemi di stomaco. Non tanto per la scelta dei piatti. Ma per quella dei commensali con cui ci si ritrova a tavola. È il sale della storia di copertina del settimanale Panorama in edicola oggi.

Che ci presenta la strana vicenda di un habitué delle insalate miste. Esageratamente miste: Antonio Di Pietro. Uno che quando si mette davanti al piatto non fa troppo caso a chi gli siede accanto (ricordate la foto del 15 dicembre 1992 pubblicata dal Corsera in cui Tonino mangiava con Bruno Contrada nove giorni prima che lo arrestassero per concorso esterno in associazione mafiosa?).

Ebbene eccolo adesso in un’altra foto inedita, scattatagli il 19 agosto del 2002 da un paparazzo bulgaro. Ritratto, camicia bianca a maniche corte e pantaloni color kaki, in compagnia di una stranissima compagnia di «amici» bulgari. Afosa sera quella, nell’afosa Zlatni Piasazi, vicino a Varna sul Mar Nero, che l’ex pm trascorre, curiosamente nella saletta vip del Grand Hotel Intercontinental mentre, sfilando su una passerella, ammiccano aspiranti miss non proprio vestitissime. Per colpa del caldo, s’intende. Vediamo dunque da vicino questa foto di otto anni fa. Davanti a Tonino siede, giacca mattone e maglietta bianca, Ilia Pavlov, 42 anni, uno dei più noti e controversi Paperoni dell’Est che, sette mesi dopo, verrà assassinato da un cecchino che da settanta metri lo colpisce dritto al cuore. Un’esecuzione in piena regola, che mette fuori gioco un boss con cui era meglio non litigare. E soprattutto ben conosciuto anche da Fbi e Cia, tanto che in un dossier riservato dell’ambasciata americana a Sofia, datato 1998, si parlava apertamente «di sospetti di riciclaggio, furti e omicidi commessi nell'ambito di società riconducibili a Pavlov».
Ma guardiamo anche gli altri ospiti. A capotavola un altro personaggio controverso. Quel Ahmed Dogan, leader del Movimento per i diritti e le libertà (Dps), il partito che rappresenta i turchi in Bulgaria e che vanta un personale passato da estremista. Nel 1986 è stato infatti arrestato perché considerato responsabile di parecchi attentati, tra cui il più grave è quello del 9 Marzo del 1985, alla stazione di Bunovo, non lontano da Sofia, in cui morirono sette persone, tra cui due bambini. Dogan rimane in carcere solo sei mesi e due settimane, nonostante una condanna a dieci anni, perché nel 1989, con la caduta del comunismo in Bulgaria, gli concedono l’amnistia. Appena uscito di galera si reinventa la vita come fondatore del Dps e, infischiandosene delle regole del gioco, va a caccia di voti con eccessiva disinvoltura. Così eccessiva quella sua disinvoltura che la Corte Costituzionale bulgara annulla, per evidenti brogli, migliaia di voti all’estero raccolti in Turchia nelle roccheforti di Dogan. Nella stessa foto, ripreso di spalle (ma un’altra foto scattata nella stessa serata non lascia dubbi sulla sua identità) c’è Ivan Slavkov, assistente di Dogan che diventerà poi assessore del Dps a Varna. Peccato che il 17 ottobre del 2008 Slavkov venga arrestato per sfruttamento della prostituzione, riciclaggio e traffico di droga e sia tuttora in carcere, visto che i magistrati lo considerano il capo di un’organizzazione criminale di un’ottantina di persone.

Niente male, no? Ma c’è ancora una quinta persona a tavola con il leader dell’Idv. È una signora dall’aria distinta, che vive tra Sofia e Vigevano dove ha sposato un italiano. Si chiama Tania Tzevatanova Zhelyazkova. La signora compare anche in altre foto di incontri che Di Pietro ha avuto a Sofia e in Bulgaria con numerosi politici e uomini d’affari. E ammette tranquillamente di essere stata lei a presentare Pavlov a Di Pietro mentre l’ex pm di Mani pulite era in vacanza sul Mar Nero. «L’ho fatto - ha spiegato a Panorama - perché erano entrambi miei amici. Conosco Di Pietro da tanto tempo, me lo ha presentato il mio dentista Carmelo Tindiglia, consigliere comunale dell’Idv a Vigevano». Ma le dichiarazioni della donna si fermano qui perché, pur promettendo di rispondere per iscritto alle domande inviatele dai colleghi di Panorama non c'è ancora traccia di risposta.
Come non risponde Antonio Di Pietro che, contattato più e più volte ha sbattuto la porta in faccia ai giornalisti del settimanale ancora fino a tre giorni fa, quando, rifiutandosi di spiegare quelle sue particolari frequentazioni con Pavlov ha fatto però sapere, guarda che novità, che «probabilmente ricorrerà alle vie legali». Eppure, come ha avuto modo di confermare Tania Tzevatanova, prima di autoimporsi il silenzio stampa «Di Pietro e Pavlov si incontrarono una volta anche all’Hotel Excelsior di via Veneto a Roma. Con loro c’erano anche una trentina di imprenditori bulgari interessati ad investire in Italia. E anche Sergio De Gregorio, fondatore dell’Associazione italiani nel mondo e oggi senatore Pdl. Che proprio nel febbraio scorso ha ricordato al quotidiano di Sofia 24 Chasa quel suo incontro con Pavlov: «Mi disse di essere l’incarnazione del potere politico ed economico in Bulgaria. Nel mio Paese, aggiunse, comandano persone come me. Dissi a Di Pietro che Pavlov non piaceva e che si comportava come un mafioso. Mi rispose che era un grande imprenditore». Già ma che c’azzeccava Pavlov con lui. Questo almeno Di Pietro potrebbe e dovrebbe spiegarlo.

O almeno ammettere che, quando si siede a tavola non solo non guarda nel piatto del vicino ma non guarda neanche il vicino.

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