Il problema non era solo quale fotografia mettere in copertina (la più gettonata sembrava essere quella con Antonio Di Pietro, coppola, sigaro e sguardo truce). Il problema vero era se mandare in stampa tutto quel che l’ex braccio destro dell’ex pubblico ministero ha inserito in un libro di prossima pubblicazione. Libro che nelle intenzioni dell’autore dovrebbe contenere tutte e dodici le foto degli incontri di Di Pietro con Bruno Contrada alla vigilia dell’arresto di quest’ultimo, nonché altre immagini «delicate». Alla casa editrice Koinè si dicono sorpresi dell’anticipazione non concordata del libro dell’avvocato Mario Di Domenico, cofondatore con Tonino di quell’Italia dei valori che poi lasciò polemicamente non appena - dice l’interessato - venne a scoprire come Tonino gestiva i soldi del partito. Sorpresi, perché l’uomo che ha trascinato senza troppa fortuna in tribunale Di Pietro denunciando reati gravissimi che la procura di Roma alla fine non ha ritenuto di addebitare all’imputato, ha dato per imminente quello che gli editori ancora devono valutare.
Il libro, infatti, è in fase di editing. Ogni pagina viene vivisezionata, controllata e ricontrollata con i documenti che Di Domenico ha recuperato con non poca fatica. Al di là del capitolo dedicato alla gestione dei quattrini dell’Italia dei valori, in particolare della gestione dei fondi elettorali incassati non dal «partito Idv» ma dall’«associazione Idv», fra le pagine più delicate, sulle quali la Koinè si riserva correzioni e aggiunte in corso d’opera, c’è un passaggio da riportare con estrema cautela. Seguendo la ricostruzione di Di Domenico, riguarderebbe un presunto conto estero acceso da Di Pietro sui circuiti finanziari di Hong Kong, conto di cui avrebbe dato ampi riferimenti allo stesso Di Domenico un testimone oculare, un avvocato, su cui si mantiene uno strettissimo anonimato.
Lo stesso Di Pietro, quando preannunciò l’arrivo del dossier che definì «bidone» con le foto di Contrada accanto a lui, fianco a fianco, parlò di conti esteri: «Si tratta di una bufala per screditare me e l’Italia dei valori durante la campagna elettorale e, soprattutto, operare una falsa rivisitazione storica degli anni di Tangentopoli e di Mani pulite nel tentativo di far credere che all’epoca non ci fosse una classe politica corrotta, ma una magistratura militante al soldo di qualcuno. Sì, proprio al “soldo”, perché si vorrebbe far credere che in cambio di un servizio reso queste fantomatiche potenze straniere avrebbero poi versato ingenti somme di denaro in conti correnti esteri sparsi fra gli Stati Uniti e la Nuova Zelanda».
L’«informatore» di Di Pietro aveva suggerito bene, ma fino a un certo punto: le foto di Contrada esistevano davvero, mentre il riferimento ai presunti conti correnti di cui si parlerebbe nel dossier (che ora si è scoperto essere invece un libro) insistevano da tutt’altra parte: ad Hong Kong. La Koinè, interpellata dal Giornale, non smentisce la circostanza del capitolo dedicato a Hong Kong, semplicemente non ne vuol proprio parlare. «Questa fuga di notizie, chiamiamola così, sul libro di Di Domenico ci danneggia non poco. Anche perché di fatto al momento c’è solo un contratto firmato e la bozza del libro consegnata con molti omissis. Stiamo facendo l’editing, ci siamo presi sei mesi di tempo per decidere. Il libro è ancora lontano dall’essere concluso, e anche la copertina che è stata pubblicata sul Corriere della Sera non ci appartiene. Quanto a certi contenuti, essendo tutti di una delicatezza estrema, ci riserviamo di parlarne quanto prima con Di Domenico».
Il resto del libro, stando alle prime indiscrezioni, passerebbe in rassegna temi noti e meno noti del «caso Di Pietro».
Visti, per la prima volta, dall’ottica di uno che più di chiunque altro è stato molto vicino all’ex pm. Temi come l’«immobiliare Di Pietro», le finanze del partito, le amicizie «scomode» di Tonino (da Mani pulite in avanti), il viaggio negli Stati Uniti, le inchieste sulla mafia, eccetera, eccetera, eccetera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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