«La censura stalinista funziona ancora»

«In Italia funziona ancora la censura figlia dello stalinismo». Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri ha visto il film di Michele Soavi tratto dal libro di Giampaolo Pansa, Il sangue dei vinti. L’opera gli è piaciuta perché ben confezionata ma, afferma Gasparri, dimostra che, a parte Pansa, su certe pagine di storia agisce ancora una sorta di rimozione.
Senatore Gasparri in che senso parla di censura?
«In Italia non c’è una piena libertà culturale. Si agita il possibile ritorno del fascismo come uno spauracchio ma il fascismo non tornerà, non è un rischio concreto. È lo stalinismo semmai che non è se ne è mai veramente andato. Vedo in giro ancora molte tracce di stalinismo che sarebbe ora di cancellare».
Le vede anche nella trasposizione dell’opera di Pansa?
«Quello che ho visto è un bel film che ha il pregio di aver acceso una discussione che non è mai stata davvero aperta però mi sento di parlare di “uso improprio del titolo”».
In che senso?
«Pansa raccontava con nomi e cognomi la storia di un eccidio perpetrato a guerra finita e che ha visto come vittime persone che avevano la sola colpa di non essere comunisti. Tra ’46 e il ’47 i partigiani stalinisti hanno fatto tante vittime innocenti. Una tragedia che però nel film è solo sfiorata, la trama riguarda altro. Io mi chiedo: ma chi ha censurato quella parte? Lo chiedo alla Rai, ai produttori, al regista, a tutti».
Eppure a una buona parte della sinistra il libro e poi il film non sono piaciuti perché revisionisti.
«Appunto. È la dimostrazione che in Italia di certe cose non si può ancora liberamente parlare e infatti questo film non ha avuto vita facile pur sfiorando appena l’argomento. Ha il merito però, lo ripeto, di aver aperto una discussione. Anche perché Pansa per primo ma anche il bravo Michele Placido sono di sinistra e dunque in questo senso più credibili. C’è una tragedia che fa parte della vita dei nostri padri che va raccontata. Se revisionismo significa cercare quello che non è mai stato scritto e mostrato, non vedo perché attribuire un’accezione negativa al termine. È la ricerca della verità. Io sfido la Rai a girare finalmente un Sangue dei vinti 2 mostrando quanto finora è stato taciuto».


C’è un modo migliore per affrontare questa ferita ancora aperta?
«Con coraggio. È l’unica via. Poi va bene raccontarla nei libri e con la tv che raggiunge milioni di persone. L’importante è avere il coraggio di farlo davvero».

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