Roma - «È una provocazione, un atto gravissimo, un segnale di rottura, c’è un problema politico enorme. Tentano di farci perdere la pazienza, una parte della maggioranza, dico. Ma noi...».
Ma voi, sottosegretario Cento?
«Non staremo in silenzio».
Faccia i nomi dei provocatori.
«Una parte della maggioranza trasversale, Udeur e Idv, che ha bocciato la commissione d’inchiesta sul G8 sabotando il programma dell’Unione e l’impegno preso con gli elettori».
Garante di quel programma è Romano Prodi. Cosa gli chiede?
«Da Prodi a questo punto ci attendiamo parole chiare. Serve un segnale forte da parte del leader della coalizione. E nessuno pensi di costruire il Partito democratico sulle macerie della verità sul G8 di Genova. Ricordo che fu D’Alema a definire “cilene” quelle giornate».
Dicono che nella sinistra radicale avete ingoiato tanti rospi proprio per non perdere questa commissione d’inchiesta. E adesso?
«Non ci sono rospi. Cioè, noi siamo sempre stati per il rispetto del programma dell’Unione e siamo stati pronti a trovare dei compromessi, ma ora è avvenuta una presa di posizione unilaterale. La commissione era una vicenda non negoziabile. È in gioco la credibilità della democrazia. C’è un pezzo di maggioranza che ha rotto il vincolo del programma».
Ha perso la pazienza?
«La parola adesso passa alla mobilitazione dell’opinione pubblica».
Scenderà in piazza, il 17 novembre, alla manifestazione di Genova, come quando non era sottosegretario all’Economia?
«Credo che chi c’era nelle giornate del G8 abbia il dovere di dare un contributo per far sì che quella battaglia non sia spenta».
Dunque scenderà in piazza?
«Questo lo vediamo, l’importante è ci sia il contributo di chi era a Genova».
Sembra che lei abbia la tentazione. Sa bene che sarà un corteo antigovernativo.
«Gli antigovernativi sono coloro che hanno votato contro la commissione».
Cosa dice a Di Pietro e Mastella?
«Quello di ieri è stato un atto grave nel merito e nel metodo. Hanno perso un’occasione importante per dare fiducia al Parlamento e dire la verità su Genova».
I «provocatori» vi accusano di aver concepito la commissione in modo ideologico. Cosa risponde?
«Non vogliamo una commissione di parte, ma consegnare al Parlamento un atto di fiducia per trovare la verità. La composizione sarebbe stata rappresentativa di tutti i partiti. I parlamentari che hanno votato “no” hanno paura di se stessi».
Subito la piazza
«Altre iniziative e la ricerca di un nuovo percorso per riportare la commissione sul G8 in Parlamento: ripartire da un altro ramo, una bicamerale, vedremo. E ci aspettiamo anche dal Pd parole chiare».
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