Centomila agricoltori a Bologna: sfiducia al ministro De Castro

Nella città del premier il corteo Coldiretti «L’esecutivo non difende il made in Italy»

Centomila agricoltori a Bologna: sfiducia al ministro De Castro

da Bologna

Erano annunciati in 30mila ieri a Bologna, ma nella città del premier Romano Prodi e del ministro per le Politiche agricole Paolo De Castro alla fine hanno sfilato in oltre 100mila: un lungo serpentone giallo che proprio a casa loro ha scandito slogan contro il ministro e il governo, colpevoli di non ascoltare le ragioni degli agricoltori italiani. A portare in piazza migliaia di contadini provenienti da tutto il paese, compresa una delegazione di mille agricoltori arrivati dalla Sicilia, con trattori e campanacci da bestiame al seguito, è stata la Coldiretti che ha scelto simbolicamente Bologna per la sua manifestazione nazionale a tutela del made in Italy: dopo il dentrificio tossico, «dobbiamo aspettare che qualcuno finisca all’ospedale per avere consumato pomodoro cinese?», si è domandato il presidente nazionale di Coldiretti, Sergio Marini.
Al centro delle richieste della Coldiretti a De Castro e al governo, l’applicazione della legge 204 del 2004 sull’etichettatura obbligatoria dei prodotti agroalimentari, unica barriera all’invasione di prodotti e lavorati alimentari provenienti dall’estero e, soprattutto, dalla Cina, che poi vengono spacciati come italiani ai consumatori. Una legislazione, però, fortemente osteggiata a livello europeo. «De Castro va a Bruxelles a trattare sugli ogm, e non parla dell’etichettatura. Noi siamo il traino del made in Italy nel mondo - ha scandito Marini dal palco di fronte a una piazza 8 Agosto gremita all’inverosimile -. Diciamo no agli ogm e chiediamo a tutti quelli che stanno mettendo le mani sulla qualità della nostra agricoltura, compreso il ministro, di farla finita». Questa la risposta al commento di De Castro alla manifestazione: «Registro un isolamento - aveva detto in mattinata da Palermo - da parte delle altre organizzazioni agricole, dei sindacati, delle cooperative e del mondo imprenditoriale». Ma poi De Castro ha cercato di ribattere alle accuse di scarsa attenzione da parte del governo Prodi alla tutela del Made in Italy: «Non si è mai fatto tanto per la qualità e la sicurezza alimentare come in questo ultimo anno - ha affermato riferendosi alle 156 norme relative al settore contenute nella Finanziaria 2007 -. Sull’etichettatura stiamo andando avanti, abbiamo approvato un decreto ministeriale su quella di origine dell’olio extravergine di oliva».
Ma le cifre che la Coldiretti snocciola durante il corteo parlano di una emergenza: +150% di importazioni di pomodoro cinese, +30% di olio di oliva e +10% di frutta straniera; 30mila litri di latte importati che poi finiscono nei formaggi che sono venduti come italiani. E infatti sfilano anche decine di gigantografie di falsi made in Italy scovate dalla Coldiretti in giro per il mondo.
In piazza, a sostenere la battaglia dei contadini in giallo, c’erano anche i gonfaloni di decine di città italiane e tanti sindaci in fascia tricolore: «Qui non è un problema di destra o sinistra - afferma Giuseppe Corinaldesi, sindaco di S. Maria Nuova, nell’Anconetano -. Qui c’è da fermare i cinesi». «Se non ci ascolteranno - chiosa Marini dal palco - siamo pronti a bloccare i porti».
Grandi assenti della piazza, invece, i padroni di casa: nessuna traccia del Comune di Bologna guidato dal sindaco Sergio Cofferati e, soprattutto, della Regione Emilia-Romagna di Vasco Errani, che pure è tra le prime produttrici agricole. «Mi dispiace essere da solo - ha commentato Giancarlo Galan, il governatore del Veneto, unico presidente di Regione sul palco della Coldiretti - ma capisco le difficoltà di Errani: anche lui vorrebbe criticare il governo Prodi, ma non può».

«Il made in Italy è in pericolo senza una grande strategia - ha attaccato Gianni Alemanno, ex ministro all’Agricoltura nel governo Berlusconi, anch’egli in piazza ieri a Bologna - e il governo Prodi anche in questo settore non dà risposte chiare».

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