Centrale, risposta dei medici «L'ambulatorio è da riaprire»

Il Comune aveva chiesto che i pediatri volontari assistessero i bambini in stazione Il presidente dell'ordine: «Quel presidio era il fiore all'occhiello della nostra sanità»

«L'ambulatorio in Stazione Centrale va riaperto. Era un fiore all'occhiello della sanità lombarda. E un presidio che, in un stazione trafficata come quella di Milano, era assolutamente necessario. Un punto di riferimento medico che diventa fondamentale davanti all'emergenza di profughi che da ottobre sta investendo la nostra città». A parlare così è Roberto Rossi, presidente dell'Ordine dei medici della Lombardia all'indomani dell'appello dell'assessore comunale al Welfare Pierfrancesco Majorino e dell'assessore alla Sicurezza Marco Granelli. Bruciano ancora le foto shock dei bambini che dormono per terra sui cartoni scattate dal consigliere di Fi Silvia Sardone. «Facciamo un appello ai pediatri e medici disponibili a darci volontariamente una mano - la richiesta - per intensificare la presenza in stazione Centrale, specialmente a tutela dei bambini in arrivo». Un appello che, a fronte del numero di profughi siriani ed eritrei che arrivano a Milano e che non accenna a diminuire e dell'esiguo numero di medici volontari, quattro, che sta prestando cure e assistenza a turno in stazione, ha il sapore della polemica nei confronti della Regione. «L'ambulatorio in stazione è stato chiuso circa due anni fa - spiega Rossi - ma nonostante le nostre richieste non è stato riaperto. La motivazione? Il numero medio di accessi considerato esiguo. Ma la sanità - l'affondo - non si fa con il bilancino. Tradotto: noi non produciamo bulloni. Non importa se il numero di accessi era basso, ora come ora, anche in vista di Expo, l'ambulatorio va riaperto, come ha già detto il presidente dei Medici Volontari italiani, Faustino Boioli». Un presidio medico in vista di Expo, per cui si attendono 20 milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo, sarebbe il minimo. «La regione avrebbe dovuto ascoltare gli operatori che lavorano sul campo e che sostenevano la necessità di tenere aperto il presidio. Non bisogna pensare alla sanità solo come un costo - continua Rossi - anche perché se vogliamo parlare cinicamente è meno costoso per la comunità proteggere la popolazione dall'eventualità che si diffondano delle malattie, piuttosto che curarle dopo». Detto ciò «se c'è bisogno di reperire personale - continua il presidente - abbiamo diversi strumenti a disposizione per lanciare e diffondere l'appello del Comune».

Mentre la polemica politica fa il suo corso, in Centrale continuano ad arrivare famiglie, bambini, anziani. Sono 39mila le persone che da ottobre a oggi sono transitate da Milano - di cui il 30% bambini - assistite dalla rete di solidarietà milanese, coordinata dal Comune.

Dieci i centri di accoglienza, per un totale di 1400 posti, che stanno funzionando a pieno regime: Casa Suraya e fratelli Zoia della Caritas, i centri di via Aldini e di via Mambretti della Fondazione Progetto Arca, i City Angels, le strutture dei Fratelli di San Francesco di via Saponaro e via Isonzo. A settembre il Comune ha allestito in via emergenziale il Palasharp come ricovero notturno.

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